Chi c’è nella grotta

Aldilà della fede che ti anima trovarsi davanti alla grotta di Lourdes e scrutare gli occhi dei pellegrini che col rosario in mano, a tutte le ore del giorno e della notte, col sole, il vento o la pioggia battente, se ne stanno li, per ore, e ore, a fissare quella bianca statua di Madonna nell’incavo, è un esperienza che spiritualmente coinvolge e allo stesso tempo, almeno a me, pone mille interrogativi. Sensibilizza perché avverti che quel popolo che prega in varie lingue non è li per caso. È li per decisione che varia da persona a persona. In molti trapela un esserci per una tenue speranza. In altri per un totale affrancamento. In certi altri per una richiesta precisa. In taluni per sbrogliare un ammasso di sconcerti intimi. In alcuni per una sorta di ringraziamento.

Pone mille interrogativi perché in nessuno filtra un disinteresse o un minimo distacco mentale da quella bianca immagine. Ognuno, con gli occhi fissi o col capo chino, se ne sta li cerebralmente sintonizzato su quella statua di donna ieratica e non si scollega nemmeno se diluvia ma sgrana il rosario come se fiammeggiasse il sole. Ti domandi e ridomandi: come è possibile che nessuno palesa una reazione di disagio neanche se inzuppato da testa a piè? Non ha senso logico. Se li guardi però…

Se li guardi, in quei pellegrini abbrividiti da pioggia e freddo o abbrunati da sole e calura, da parerti sagome lignee incollate a panche o selciato, la risposta a una illogica l’afferri all’istante. È scritta a caratteri cubitali sui loro volti: attesa. In ogni immagine umana, giovane, meno giovane, libera o impedita, è la parolina magica che li rende inalterabili alla condizione climatica. Aspettativa di che? Beh, è scontato, di quel qualcosa impossibile all’umano! Si, ognuno da quella bianca immagine di Donna Divina stoicamente si attende un atto straordinario di sgravio, una “guarigione” del dilemma che li tempesta nel fisico o nello spirito.

Il singolare che stupisce e allocca il pensiero realista è che nei volti non filtra Illusione, ma certezza. Una assoluta sicurezza di essere, da quella immagine statica di Madonna, ascoltati, compresi, esauditi in qualsiasi ragione li cruccia e per la quale son li, fissi e irreagenti a qualunque deconcentrazione.

Fa invidia l’aggrappamento totale a simile convinzione. In specie se hai la consapevolezza d’esser incapace di sperimentare un analogo stoicismo per inseguire un qualcosa di ipotetico. Benché…

Benché se a Lourdes mi ha suscitato sbalordimento constatare come ogni pellegrino, quando si scollega da quell’immagine, ha il volto radioso, pacificato e soddisfatto come quello di chi ha ottenuto tutto ciò che a quella immagine ha implorato, il frastornamento, che mi ha invaso, dopo lo scattare foto a quella Bianca immagine, nel guardarle dovermi domandare: chi c’è in quella grotta oltre la Vergine immacolata, è stato inceppante d’ogni altra emozione o turbamento provato in quel via vai di volti giunti a Lourdes dai luoghi più sperduti del pianeta.

Ogni tanto guardo quelle foto. In particolare le  due che posto.

151153

Ogni volta cerco di afferrare il perché a distanza di un minuto le immagini son tanto diverse e in una mi par vedere, alla sinistra di Maria, una specie di vermiciattolo beffardo.

Purtroppo non arrivo mai a una deduzione certa.

Nel guardarle e riguardarle il dubbio rimane e la domanda che mi impella è sempre la stessa: nella grotta, c’è o non c’è un intruso?

Boh! Arriverò mai a comprendere e… se c’è, perché c’è?

Se non avessi scattato io le foto… direi che son frutto di un pazzoide burlone.

 

In attesa di risolvere il mio etereo rebus visivo a tutti un concreto augurio di felice weekhend

bydif

 

 

Immacolato passaggio

m

Evanescenti immagini

mi riporta il pensiero

d’occhi da bambina rivolti al cielo

per veder

tra le stelle lattee

il TUO miracoloso passaggio

In quella via aperta al cuore

dal candore fanciullesco

anche nella notte più offusca

trovavo

il TUO manto sospeso

pieno di tenerezza l’angelico sorriso

Nello sfiorar del vento

 l’immacolato alito intenso

Allora

mi sembrava un canto immenso

a balsamo d’animo pulito d’ogni scontento

e

fioriti cieli sereni germogliavano futuri

Nell’occhio trepido la tua venuta correva

alberi carichi d’amore di luce inondava

nell’incanto immaginario ogni dubbio si perdeva

….A quella ammasso di stelle

mi riporta il pensiero stasera….

Libera da fanciullo inganno fra le stelle guardo

incredula

 ancor vedo il TUO immacolato passaggio!

Quel biancor dolcissimo

rassicura il mio animo stanco

e.r.

….0ggi è l’Immacolata concezione. L’unica donna nata senza la macchia del peccato originale. Un dogma cristiano del 1854, proclamato dopo le apparizioni a Bernadette da Soubirous, da papa Pio IX, e  dopo plurisecolari diatribe e storia di fede.

Perchè Immacolata? Perchè prescelta a esser madre del Dio salvifico e madre di tutti i popoli. Destinata a rimaner pura. L’ Incontaminata Vergine, in spirito e corpo,  Madre del Figlio che  si metterà sotto i piedi la serpe malefica che nuoce all’umanità intera.

Un tempo, tutti si aspettava con ansia di festeggiare L’immacolata e, dall’8 al 10 dicembre grandi e piccoli alla sera eravamo con il naso all’insù per vedere il passaggio della Madonna con gli angeli. Oggi non ricordo ciò che vedevamo ma non ha importanta dentro mi è rimasto il ricordo di una sacralità intensa, colorita da voci e volti di devozione della comunità in cui vivevo e della famiglia

L’immacolata  si festeggia ancora  ma non più come allora. Oggi è sbandierata assai ma….ma  come “ponte per vacanze e shopping” Si è quasi dimenticato che l’Immacolata è Ponte,  ma   Ponte universale  di  amore. Come ha detto Papa francesco:

“Il mistero di questa ragazza di Nazareth, che è nel cuore di Dio, non ci è estraneo. Non è lei là e noi qui. No, siamo collegati. Infatti Dio posa il suo sguardo d’amore su ogni uomo e ogni donna! Con nome e cognome. Il suo sguardo di amore è su ognuno di noi.”

P7010044

Lieta giornata a tutti

by dif

l’immagine della Vergine in basso l’ho scattata a Nazareth,, nel piazzale della Basilica dell’Annunciazione.

Mater Maria

Tiziano l'assunta

Violetti Frizzi

Lievi Vanno

Consumati Sacrifici

Mater Maria

In Occhi Lontani

Si Perdono

Luci Serafiche

Porte Segrete

Aprono

Aliante Bellezza

Carnale

Nella Via Del Cielo

Sole Di Fuoco

Cenera

Nell’oltremare Nero

Risveglia

Sacrale Purezza

Assurge

Magnificat Gloria

Figlio

Umano Eterna

e. r.

l'assunta scultura lignea abbazia cistercense rivalta

Secondo la tradizione cristiana oggi è il giorno in cui la Vergine, madre del figlio di Dio, Maria fu “ assunta alla gloria celeste”. Un tempo era la festa regina di tutte le feste. Per Maria Assunta a gloria, in corpo e anima, ci si agghindava più che per andare a un ballo, più che a un incontro con l’innamorato. Il 15 di agosto ci si trovava, si facevano fuochi, si cantava, si allestivano tavolate, si rideva, si mangiava la cocomera e a volte scherzando ci si imbrattava e si chiudeva la giornata con in cuore la leggerezza di aver passato una giornata spensierata  onorando Maria. Oggi si fa festa, si mangia, ci si trova, si ride ma non più come allora. Lo spirito è diverso. Piuttosto pagano. Sembra quasi d’esser tornati alle ferie augustee. E i 2000 anni di storia cristiana? Quelli andati spersi nei rivoli del godimento profano!  Quanti si ricordano che è l’Assunta? A giudicare dalle feste qui e le feste la…uhm… Eppure per i cristiani, almeno che dicono d’esserlo,  dovrebbe essere un giorno di letizia e compagnia senza scordarsi di Maria. Perché? Perché Maria è la porta del cielo. l’icona Madre mediatrice tra terra e cielo tra fisico e metafisico. Solennizzare la sua assunzione non può essere altro che un modo per dire grazie al capolavoro di Dio.

Ricordando ciò a tutti auguro una lieta serata, perchì è costretto a lavorare l’augurio è doppio

bydif 

 l’immagine in alto  è un particolare dell’ Assunzione ad opera del Tziano; quella in basso è di una scultura lignea dell’abbazia cistercense di Rivalta.

 

SANT’ANNA

100_3330

Oggi è S. Anna. Una santa che fin dall’infanzia mi è entrata nel cuore e ho considerato mia protettrice al punto che ho voluto coronare il mio sogno d’amore proprio il 26 luglio, giorno della sua festa.

A distanza di anni credo, anzi ne sono certa, che questo mio attaccamento alla Santa è stato ispirato da un sentore inconscio profetico. Senza il suo sostegno spirituale non avrei mai superato le difficoltà di ben 4 maternità con un lavoro da portare avanti senza perdere amore, pazienza, gioiosità. Poinon avrei saputo crescere e educare i miei “pargoletti” amati senza subire l’angoscia devastante di una situazione familiare complicata dalla fatalità. In ultimo, emotiva come sono non avrei trovato il coraggio, l’energia, l’entusiasmo necessari per reagire a ogni maroso che perigliava il mio pesante barcone matrimoniale e che tutt’ora col suo aiuto continuo a timonare. Non mi basterà la vita per ringraziarla! Può essere una stranezza credere che è stato un segno profetico affidare a sant’Anna il proprio excursus ma in me è certezza, senza la mano di sant’anna non avrei superato indenne ne i momenti gravosi dell’esistenza ne i pericoli psicologici derivanti da annessi e connessi.

Quando sento di mamme che cadono in depressione post partum, oggi accade spessissimo, o leggo notizie di gesti e fatti tragici estremi compiuti da madri, mi si stringe il cuore di tristezza e dolore e penso a quanto sono stata fortunata ad avere la protezione di questa “mamma”. Lei mi ha aiutato a mantenermi salda e a non perdere gioia e ragione. Non mi importa se qualcuno riderà di questa convinzione e oggi appare un utopia credere che basta rivolgersi a sant’Anna per non finire in cose simili e svolgere un ruolo di mamma senza patemi emotivi. Sono fermamente convinta che se queste mamme si fossero rivolte a sant’Anna non avrebbero perso la speranza da cadere in gorghi depressivi senza ritorno, nella migliore delle ipotesi lasciate andare trascurando se stesse e i propri figli, visto talmente nero da togliersi o togliere la vita alle creature che avevano partorito. Comprendo che chi non ha fede attribuisce le cause della prostrazione totale all’indifferenza o alla sottovalutazione familiare della condizione psicologica che vive la donnaalla nascita di un figlio, ai mali sociali che non supportano il ruolo della donna madre e spessissimo la costringono a mutare vita quotidiana, progetti professionali, di carriera e relazioni sociali facendole subire traumi psicologici profondi che poi come un tarlo minano l’autostima e conducono a gesti insani.A volte è vero ma non sempre e non in modo da giustificare i troppi casi che si sanno e i tanti che non vengono alla luce. Penso che le tragedie sono frutto di un decadimento dei valori della comunità che carica la donna di troppe responsabilità, trasmette modelli femminili di successo sfrenato, di forma fisica perfetta, di coppia senza problemi, di famiglie corrispondenti a prototipi inesistenti nella realtà che in momenti delicati si mescolano nella psiche e influiscono negativamente sul percorso del cambiamento che indubbiamente la nascita di un figlio provoca nella donna. Dico che a forza di scardinare i valori spirituali, privilegiando quelli materiali, senza fornire supporti giusti o valide alternative, in momenti difficili e delicati della vita, tutti perdono facilmente il controllo emotivo e di conseguenza la stima in se e negli altri che conduce poi a non credere di avere una possibilità, qualcuno che ti comprende e aiuta a tirarti fuori dalla situazione, distorce la volontà e la capacità di reagire positivamente a eventi traumatici.

Ho deviato un po’ il discorso da sant’ Anna, ma credo veramente che l’essermi affidata alla mamma di Maria, la Sacra Vergine delegata a essere intermediaria degli uomini tra i valori terreni e celesti e Mamma delle mamme per eccellenzaavendo portato in grembo il Cristo Salvatore, mi abbia aiutato. Probabilmente mi ha facilitato ad aggrapparmi all’impossibile per ottenere il possibile, a non mollare la presa, forse a non cedere alle tentazioni negative dello sconforto, o chissà ce l’avrei fatta ugualmente perché sono cocciuta, tuttavia la risposta non mi interessa, in me è certezza: Lei mi è stata accanto. Spero continuerà a concedermi questa sua “ grazia”. Non per niente il suo nome in ebraico Hannah significa “grazia”.Comunque sia, chi elegge un santo a protettore si affida a lui e coltiva in se la certezza di ricevere aiuto, però nel frattempo non si perde d’animo, continua a lottare, e adeguandosi ai cambiamenti supera le sue difficoltà.

PA220859

Buona giornata e che Sant’Anna protegga chi passa da qui e tutte le mamme .

by dif

La foto:  sant’Anna con la piccola  Maria è all’interno del santuario di sant’Anna a Gerusalemme dove sono stata a inizio Luglio.

 …per la cronaca: Santa veneratissima. Anche se il suo nome non è riportato nei testi biblici consueti ma appare insieme a quello del marito Gioacchino nei testi apocrifi, tantissimi ospedali, paesi, strade e chiese portano il suo nome. E’ patrona delle famiglie, delle partorienti, delle madri, per essere diventata madre in modo insolito specie delle donne madri; inoltre, per le sue qualità di pazienza, è patrona degli orefici, falegnami ebanisti e carpentieri.

Medjugorie: soprannaturale o …

medjugorie

In vista del pronunciamento di Papa Francesco I°, ultimamente si fa un gran parlare di Medjugorie. I veri o presunti contatti, a scadenze ricorrenti, che da 34 anni dicono di avere con la Vergine Maria i veggenti, hanno rispolverato quella marea di pareri contrastanti, che vanno dalla inaccettabile mistificazione alla speculazione più bassa della fede e della credulità popolare. A Medjugorie ci sono stata. Non avevo programmato di andarci ne per un desiderio di fede ne per curiosità. Ci sono approdata nel 2008 per fare un piacere a una amica che mi voleva con se a tutti i costi e poi all’ultimo istante defilata lasciandomi sola in mezzo a un gruppo di sconosciuti. Non presi bene la scortesia ma non rinunciai a partire, mi dissi che buttare i soldi versati era uno spreco e tutto sommato ci potevo visitare un luogo che non conoscevo. Quando posi i piedi in quella cittadina erzegovina nessun pensiero mistico mi sfiorava e men che meno coltivavo recondite speranze di assistere a eventi prodigiosi o soprannaturali. Direi che ero più sgombra di idee e con l’occhio neutrale del turista che animata da fervori mariani. Seguivo il gruppo, in modo solitario e astratto. A volte guardavo questo o quello in modo scettico e un tantino schizzinosa alle loro, a mio parere, esagerate esternazioni giaculatorie basate sull’esaltazione emotiva.Tuttavia, giorno dopo giorno, quel luogo mi trasmetteva qualcosa di insolito. Mi caricava di elettricità e calamitava l’ andare verso luoghi diversi da quelli organizzati per il gruppo in cui riscontravo una realtà inesistente alla logica che mi sconcertava e lasciava attonita e incredula. Però non condividevo con nessuno del gruppo ciò che vedevo e percepivo. Incassavo l’attrazione, andavo e rimanevo in silenzio. Non saprei dire se per pudore, vigliaccheria o scarsa socialità. D’altronde parlare del soprannaturale è difficile. È un argomento che subito crea una reazione di opinioni discordanti che accende gli animi e porta a uno scontro a volte verbalmente piuttosto violento.  Aldilà di quelli che ci marciano e ci magnano a più non posso. -sui media se ne vedono tanti… anche se poi sono quei lupi dalle ganasce smisurate, che senza scrupoli addentano qualunque cosa li ingrassi e alla fin fine non riescono mai a spolpare l’essenziale – camminare per  Medjugorie è stata una esperienza fortissima   Di innegabile posso asserire che quel luogo sprigiona una energia unica. Sale dai piedi alla testa e da una potenza che procedi sui sentieri di pietre acuminate come se scivolassi sul ghiaccioL’aria che respiri empie di forze che scali a piedi nudi il monte krizevak come se fossi piuma. – Chi c’è stato sa il perché.-  Ovunque vai qualcosa attira e canalizza lo sguardo su quel che li per li sembra una inezia senza senso e invece in un battibaleno cancella dagli occhi e dalla mente tutte le sgradevolezze viste e vissute nel passato. Soprattutto avverti una luce potente che avvolge, decongela, trasforma. Per me, è palese: a Medjugorie il soprannaturale alita e  senza essere sfegatati partigiani del credere alle apparizioni mariane li la Regina della Pace ci abita e lancia i suoi messaggi accorati al mondo. Per comprenderlo basta girare nelle sue strade, salire sui monti senza alcuna opinione pro e contro. Dappertutto, in quella valle, capti una corrente che pilota riflessioni che vanno oltre se stessi, dissigillano e aprono a problematiche umane universaliCome dire che a Medjugorie incontri il soprannaturale che non ti aspetti: quello che fa conoscere la realtà della guerra, l’odio e la ferocia umana, – la Bosnia ne porta segni inconfutabili -; quello che soffia l’amore, la gioia la pacificazione; quello che brucia continuamente il “male” che circola perché come gramigna spunta,cresce e vegeta ovunque. Andare a Medjugorie per vedere apparire la “Gospa” lo considero riduttivo, inscatola mediaticamente la presenza di Maria al mondano togliendoLe ogni tipo di Spiritualità oltreché di presenza Soprannaturalintermediaria del bene sulla terra del disegno Divino condizionato e pericolato dalla malvagiumana e non. E’ mia maturata opinione personale che chi capita a Medjugorie anche se non arriva a conversione o cambia parere sull’argomento non è immune al suo mistero. anche l’osservatore più negazionista percepisce una corrente che lo  porta a scrutare, analizzare capire più che in altri luoghi se la spiritualità vi transita o è una colossale bufala. Forse l’una e l’altra si intersecano. Poco importa se in  tanti vi trovano una risposta positiva o ricevono la “grazia” della serenità.  Di certo in quel luogo qualcosa è “magicamente” penetrato in me, mi ha sfossilizzato e guidato su strade che ritenevo impraticabili per tabù che mi bloccavano e inconoscenze che mi ostruivano l’accesso. Prova ne è questo blog. Il giorno prima del mio andare a Medjugorie non sapevo accendere un PC. E un blog? Un alienoE un mese dopo? …beh ero qua. Niente di straordinario direte, basta impratichirsi. Più che vero, bensì per me solo in parte, sino ad allora rifiutavo ogni contatto.Ehi ehi, non affermo che c’è del “miracoloso”. Dico che ancor oggi non trovo ragione a una esigenza improvvisa di un fare se non l’avevo nell’anticamera del cervello. Qualcosa a mia insaputa sarà accaduto.O no? Detto ciò, trovo più strano che il trascorso pellegrinante ha cambiato drasticamente il mio quotidiano senza mutare il vivere la fede ne trasformare la scettica a fanatica assertrice di verità incostatabili di veggenti e pellegrini. Infatti non sono qui a esprimere giudizi sui veggenti. Che siano sinceri o scaltri affabulatori di folle, se i messaggi divulgati in 34 anni provengono dalla voce divina o sono frutto di congetture per mantenere un business, se le apparizioni periodiche sono una fola per conservare l’attenzione dei fedeli e farli accorrere da tutto il mondo, se c’è un tipo di idolatria occulta mirata a vantaggi, a me poco importa. Se vedono, non vedono, parlano tutti i giorni con la Vergine Maria o se lo inventano giudicherà prima chi è preposto, poi la storia e il tempo. Neppure perchè affascinata  dai tanti che tutti i giorni o quasi dicono di aver ricevuto schiaffi, svegliarine e strattoni da Maria con metamorfosi da atei lupi a agnellini oranti. Bah…Vedo Maria come mamma amorosa che rimprovera col sorriso e non con la frusta ma siccome nulla è impossibile in questo mondo, figurarsi nell’altro! O coloro che per darsi un tono, la titolano solo in bosniaco “ La Gospa” e ne parlano come se mangiassero tutti i giorni con Lei. Sono qui, a distanza di anni,  per esprimere l’ opinione che  il soprannaturale li c’è e lo scopri innegabilmente senza cercarlo  e spero che il Santo Padre, arrivi a concludere che la Madonna a Medjugorie vi sosta, ascolta i “suoi figli” e talvolta interviene. Il perché li e non in altro posto non lo so. E il perché accade ad alcuni e altri no, nemmeno. Scienza e ragione, collaborando, troveranno in futuro la strada per spiegarlo? Io credo di si. Nei secoli tanti sono i fenomeni o i fatti inspiegabili che hanno suscitano perplessità e che in seguito, attraverso menti illuminate di studiosi ricercatori hanno trovato chiarimento. Ma quand’anche la scienza non trovasse la chiave per definire il trascendente in modo inequivocabile, lo farà un evento mondiale straordinario – fa parte dei 10 segreti rivelati dalla Vergine e custoditi dai veggenti e per il quale la Regina della Pace chiede costantemente di pregare almeno per annullarne gli effetti negativi sull’umanità – Quando accadrà nessuno scamperà al credere. Tutti saranno costretti a riconoscere che il soprannaturale esiste a Medjugorie come altrove e che in questo smisurato cosmo non tutto può essere controllato dall’uomo e deve ridursi a semplice prova provata per essere accettato dalla ragione e considerato possibile.

Per concludere, nel tempo ho compreso che a Medjugorie non ci ero finita per caso. Era stata una chiamata per interposta persona perchè si è ripetua per altro luogo. un giorno ne parlerò. Riferire con parole quel che ho visto, percepito e vissuto a Medjugorie mi è impossibile. Ma anche se lo fosse non l’ho feci  allora,  non lo farò oggi. Perché? Perché se pure una foto viene presa per artefatta e bugiarda figurarsi il dire, finirebbe per essere banalizzato e demolito dall’incomprovabilità!!

                                                        by dif

SAN GIOVANNI BATTISTA:RITI E TRADIZIONI DI IERI E OGGI

Battista-Caravaggio-Toledo-Museo-della-Cattedrale

Si dice che il solstizio d’Estate rende  tutto  possibile. ma  solo San Giovanni Battista tutto rinnova, purifica e conferma. 

In tempi lontani i solstizi erano le porte per accedere a dimensioni ultraterrene e a loro guardia era posto Giano bifronte, colui che contemporaneamente vede nell’una e nell’altra dimensione passato e futuro. Nel corso del tempo, la tradizione pagana mescolandosi a quella cristiana, pur conservando l’antico valore di custodia delle porte- fra i due mondi, terreno e ultraterreno, ha sostituito Giano con i due Giovanni: il Battista nel solstizio estivo e l’Evangelista in quello invernale per cui le porte solstiziali di lithia, sole alla massima potenza, si aprono il 24 giugno, giorno della nascita liturgica di san Giovanni battista. Non a caso però. Secondo un’antica credenza molto radicata, anche nei paesi anglosassoni e celtici, è il giorno in cui il sole si sposa con la luna, ossia il fuoco con l’acqua, e nelle antiche celebrazioni di S. Giovanni il fuoco e l’acqua, falò e rugiada, sono i simboli più acclarati. L‘acqua che non bagna, la famosa guazza o rugiada, perché purifica ed eleva dona sapienza e fortuna, ai saggi potere materiale e spirituale; il fuoco perché non brucia i raccolti, ma riscalda, rinvigorisce, illumina le tenebre, incenerisce le negatività, dona abbondanza futura purificando la terra attraverso i tanti falò accesi nelle campagne che eliminano le scorie dannose del passato recente. Nella antichità i riti d’inizio estate erano considerati un momento di pienezza di vita, di rinnovamento delle energie, di tempo per liberarsi da paure, tristezze e dolori della vita. Con San Giovanni Battista il solstizio d’estate invece è tempo di purificazione e di rinnovamento del sé, cioè un rinnovato impegno a Dio e a noi stessi. In realtà sacro e profano si fondono e si confondono nelle tante credenze, ritualità, magie e superstizioni fiorite intorno al santo e al passaggio del sole dalla crescita alla decrescita, in tutto il mondo. Per i più il 24 giugno, da mezzanotte a mezzanotte è un giorno in cui tutto è possibile, l‘inverosimile può farsi realtà concreta e il verosimile può addivenire astrazione pura, come per esempio la leggenda che se si va in un bosco ricco di felci si può avere l’esclusivo piacere di veder sbocciare, su una felce maschio, un bianchissimo fiore che schiudendosi inonda di una luce purissima capace di fugare ogni sorta di male e stregoneria e donare ricchezza fortuna. O quella dei serpenti che si riuniscono e si trasformano in una grande palla sibilante e contorcente chiunque riesce a prenderla ottiene poteri magici. Tante le tradizioni e i riti in uso legati alle celebrazioni popolari in onore di  san Giovanni e al solstizio che rappresenta il Sole in tutta la sua gloria, passione e assicurazione del successo del raccolto. Per maghi e stregoni di ogni tempo la notte che precede la festa, ieri del sole oggi di san Giovanni, è considerata magica per eccellenza con tantissime storie di streghe, sabba orgiastici, riti a sfondo più o meno demoniaci e truculenti. Inoltre, porta con molti rituali legati alle fate che hanno influenzato popoli e tradizioni ma anche la letteratura, basta pensare a Shakespeare e al suo ” Sogno di una notte di Mezz’estate”.

Di seguito una breve panoramica di riti e usi più popolari legati al sole e al Santo :

– i falò la cui accensione serve a dare luce allo spirito depresso,saltandoli si ha fortuna, danzandovi intorno si allontanano gli spiriti malvagi; il “bagno” conla guazza come atto di purificazione e rinnovamento che richiama il battesimo hanno il posto d’onore.

-raccogliere fiori e erbe per ottenere l’ acqua profumata di san Giovanni che leviga e toglie impurità ma che in Spagna e altre parti le giovani donne sperano di divinare e scoprire il futuro amore.

– decorare con foglie di betulla, finocchietto selvatico, iperico e lillà bianco le porte delle case per proteggere da malattie .

– Cogliere le noci immature, sia per fare il nocino, il nocello, e il liquore detto schiara cervello”, sia come simbolo: da tenere in casa per rafforzare la fede in quanto la forma ovale del mallo indica spiritualità, e sia per richiamare il valore dell’uovo filosofico in cui si maturerà la pietra.

Legare a mazzetto 5 erbe: rose, iperico, verbena, ruta e trifoglio, per rinnovare e saldare i vincoli d’amore.

cogliere le “erbe” tra le tante usanze forse è la più popolare, in quanto le erbe e i fiori erano e sono il simbolo del potere guaritore del Sole che, a Litha, raggiunge il suo apice e comincia la seconda parte della sua iperbole ovvero la discesa. Cogliere le erbe significa anche “raccogliere la Luce e conservarla per affrontare l’oscurità che si appresta a tornare. Ma quali sono le “erbe” e come vanno raccolte? Per le quali non c’è limite, ovviamente quelle che hanno potere curativo per gli erboristi, magico per quelli che credono nei poteri soprannaturali. Nella cultura contadina e popolare la raccolta delle erbe,  seppure la scelta  varia da territorio a territorio, è la preferita. Per il come invece tradizionalmente la raccolta è importante e va fatta con abiti, utensili e gesti precisi. Tanto per dire: le erbe vanno colte con la mano sinistra,anche se nel canto scozzese per la Raccolta Sacra tratto dai Carmina Gadelica, con il quale i Druidi accompagnavano il rito, le indicazioni sono differenti, ovvero raccoglierle con la destra e riporle per conservarle con la sinistra. I contenitori, sia durante la raccolta, sia nell’essiccazione e conservazione, assolutamente non metallici, vimini e terracotta sono i preferibili, ma vanno bene anche sporte di tessuto. Mai recidere le erbe e i fiori con forbici o mezzi simili ma con le mani o un coltello di legno. Al momento della raccolta indossare una tunica,o un abito largo, in cotone o fibre naturali in colori chiari, meglio se bianca verde o arancio. Per precisare,la raccolta era ed è sacra, in quanto per i credenti rappresenta un momento di grande comunione con Dio e per i laici erboristi esperti un grande connubio tra la natura e l’uomo quindi foglie o pezzetti delle erbe, non vanno mai lasciati a terra ma raccolti e posti in un sacchetto di stoffa. Tra l’altro a detta di alcuni il sacchetto acquisterà un grande potere magico-divinatorio e se posto sotto il cuscino rivela in sogno avvenimenti terreni e ultraterreni – anche nella cultura celtica, la «messe magica» costituiva il riflesso di quanto avveniva nel macrocosmo, sul piano spirituale e quanto sarebbe avvenuto nel microcosmo sul piano materiale.

Ma chi era san Giovanni Battista?

Giovanni Battista, il battezzatore, è una delle personalità più importanti del cristianesimo in quanto la sua vita già dal grembo materno si intreccia con quella di Gesù. A iniziare dalla sua venuta annunciata dall’arcangelo Gabriele, lo stesso angelo che sei mesi dopo annunciò quella di Gesù alla vergine Maria, per proseguire con Giovanni che fu il primo a dichiarare, più volte, di riconoscere Gesù come il Messia annunciato e, nel giorno del suo battesimo nelle acque del giordano, lo additò, ai suoi seguaci, come “l’agnello di dio che toglie i peccati del mondo” sottolineando il proprio rapporto di dipendenza affermando: “Egli deve crescere e io invece diminuire “lIlum oportet crescere, me autem minui” –vang. di giov.-In base alle narrazioni evangeliche Giovanni, figlio di Zaccaria e Elisabetta cugina di Maria, fu generato eccezionalmente quando i genitori erano in tarda età. Definito nei vangeli “voce di uno che grida nel deserto” vox clamantic in deserto, Giovannisecondo Marco – vestito di pelle di cammello e cibandosi di locuste e miele selvatico, conduceva una vita di penitenza e preghiera nel deserto. Proprio nel deserto sembra abbia avuto contatti con gli esseni, comunità monastiche giudee che vivevano nel deserto aspettando il messia, che praticavano già il battesimo, ossia l’immersione in acqua come rito di purificazione. Mentre per alcuni vangeli apocrifi, fu in seguito alla morte della madre che si sarebbe recato nel deserto dove fu istruito dagli angeli e uomini sapienti alla futura missione di conversione attraverso il battesimo. Imprigionato per aver condannato pubblicamente la condotta scandalosa di Erode Antipa, fu decapitato intorno al 35 d. C. per compiacere Salomè, figlia di sua cognata e amante. Per aver conosciuto direttamente Gesù e per averne annunciato la messianicità divina Giovanni è ricordato come “il più grande dei profeti”. Venerato da tutte le Chiese cristiane e non solo, insieme a Gesù è presente anche nel corano come un dei massimi profeti che precedettero Maometto. Da Agostinone dà notizia già nel IV secolo, sappiamo che la celebrazione della nascita di Giovanni al 24 giugno nel cattolicesimo è antichissima, e i riti celebrativi erano considerati un momento di pienezza di vita, tra l’altro insieme alla vergine Maria è l’unico santo di cui si celebra oltre la nascita terrena anche il dies natalis, ossia la morte come nascita alla vita eterna.

Tante le iconografie rappresentative di Giovanni Battista, per inciso è il santo più raffigurato nell’arte di tutti i secoli e ciò testimonia il grande interesse che in tutte le epoche ha suscitato.

125838103-881daed3-900e-4d18-8e8e-05f3c6b765dd

buona serata  di fede divina  e luce terrena

bydif

 

l’immagine :San Giovanni del Caravaggio

Arte o blasfemia?

manifesto-lgbt-torino-pacchiona

 

Principalmente la definirei una grave carenza di fantasia, sensibilità, talento.

Anche il più ingenuo e sprovveduto in materia di comunicazione visiva avrebbe immediatamente compreso che divulgare l‘immagine di una donna in sovrappeso e nuda che calpesta immagini religioscon su la scritta S.A.L.I.G.I.A – iniziali dei sette vizi capitali – portava una scia di critiche e accese polemiche. Se a questo si aggiunge il momento storico persino il più scaltro e dissacrante esaminatore di un bozzetto di locandina avrebbe subito recepito che era una scelta da evitare. Siccome così non è andata, chi ha scelto l’immagine, per reclamizzare la mostra internazionale d’arte LGBTE, in programma dall’ 8 al 17 settembre a Torino negli spazi della ex manifattura tabacchi, o era cieco o era un furbacchione. Siccome mi appare fantomatico che era cieco, di sicuro era un furbacchione. Un furbacchione che applicando la logica del business, fregandosene dell’opportunità, del buon gusto, del rispetto sociale ha scelto una figurazione che suscitava scalpore per ottenere il massimo della visibilità. Quello che colpisce, in questa sballata locandina, è il messaggio simbolico al fruitore che non c’entra assolutamente nulla con la tematica della mostra. Viene spontaneo chiedersi: ma come ha fatto “l’artista fotografo” ad associare Gesù e la vergine Maria a questa mostra? Quali legami espressivi, creativi, comunicativi ha trovato tra due icone religiose e l’arte LGBTE ? Soprattutto dove sta l’efficacia visiva ai fini della causa che vuole pubblicizzare? Nel voler offendere un simbolo religioso, una fede, una cultura.  Nel voler distruggere una identità sacra per favorire la profana.  Nel voler affermare che solo schiacciando con i piedi Gesù e Maria il mondo gay si libera dai pregiudizi sociali.  Nel voler umiliare la cristianità per riscattare l’omosessualità?  O, piuttosto sta nella voglia di spacciare per arte una volgare trovata mediatica? Quale sia la risposta giusta, anche mettendo da parte il pur evidente oltraggio a forti simboli religiosie fatta salva la libertà di pensiero, il manifesto per la mostra è e resta solo sensazionalismo distruttivo. Nulla a che vedere con l’arte, l’originalità, l’innovazione. Ovviamente, l‘autore della foto locandina, il torinese Mauro Pinotti, visto le proteste, sostiene che non voleva offendere nessuno, e non voleva “denigrare la religione, ma solo esaltare la superiorità della donna rispetto l’uomo“. A me non pare. Sotto la scarpa non vedo un uomo qualsiasi, vedo il volto di Cristo e Maria. A parte il fatto che a nessuna donna farebbe piacere esaltare la sua superiorità sull’uomo in questo modo, ma si sa l’arte è bizzarra, se Gesù essendo spirito fatto uomo potrebbe forse passare come scusa, la vergine Maria no, a meno che non sia una mia allucinazione non è capitata per caso sotto il tacco della prosperosa donna. Comunque la rigira Pinotti o chicchessia balza all’occhio che è una balla per sedare le accuse di blasfemia. Chiaramente, lungi da me affermare che l’autore l’ha fatto con intenzioni cattive, probabilmente  voleva solo stupire, e tanto meno intendo muovere una critica che possa far snobbare e nuocere all’evento di LGBTE. Anche volendo non potrei farlo. Per formazione e professione, il mondo dell’arte è parte integrante del mio sentire e essere quindi nulla o quasi mi scandalizza, nulla o quasi mi appare visivamente stravolgente, nulla o quasi ritengo inaccettabile. Tuttavia, nel mondo dell’immaginario globalizzato il camuffo, il fine dello sbalordire mercifero che utilizza i simboli religiosi, qualunque essi siano, mi fa venire l’orticaria. Senza essere bacchettoni e oscurantisti bastava solo che chi di dovere si ricordasse che una immagine è un potente e immediato trasmettitore comunicativo e quando è trasgressiva, come questa, di sicuro urta le sensibilità e fa scattare delle rabbiose reazioni. Bene a fatto il comune di Torino a dissociarsi, tuttavia rimane la tristezza di constatare, specialmente se si pensa che sono giorni in cui migliaia di cristiani sono orribilmente perseguitati, che ha ritirato il suo patrocinio dopo le polemiche. 

Nel concludere mi resta la domanda: arte o blasfemia? L’arte per come la conosco io uhm…direi che anche volendo cogliere i significati senza fermarsi all’apparenza non c’è. La blasfemia uhm… ne vedo assai, assai nel modo scontato e profittatore di utilizzare due volti emblematici delle radici cristiane e non solo… mi dispiace, svilisce l’arte e offende l’umano intendere. E’ pur vero che ultimamente diversi ” artisti” in assenza di legislazione, che delimiti i confini tra arte e pura offesa, tendono a dissacrare, ironizzare, sbeffeggiare, abusare dell’ iconografia sacra, chissà perché poi sempre quella cristiana, forse perché da vigliacchi hanno paura di ritorsioni e persecuzioni di certi integralisti che se si offendono… A un artista può difettare l’etica, in nome di una libertà espressiva esasperata a suo uso e abuso, ma il buon gusto… quello no,  quello non dovrebbe mai mancargli.   

 Voi che ne pensate?

by dif

e felice   weekend a chi passa

LGBTE = La Grande Battaglia Trova Esito

MADONNA FIDUCIA

mmfm

In questi tempi, resi difficili da una pregressa crisi economica  e intricati da una situazione politica personalistica  fatta di annuncioni e insignificanti cambiamenti utili alla collettività, è facile cadere nella trappola depressiva dello scoramento in cui il futuro esistenziale appare un enorme buco nerissimo che ti inghiotte senza pietà. Come altrettanto facile è finire in quel limbo allettante dell’attendismo fatale che prima o poi si può tradurre in gesti disperati o ben che vada ti fa scivolare in una ineluttabile rassegnazione comatosa. Certo seguire i suggerimenti  sensati che  arrivano al cervello dall’inconscio: reagire, combattere e non arrendersi neanche di fronte all’impossibile, sarebbe il modo per non finire nei trappoloni, però…Però  almeno una volta ci cadi e ne esci solo se sei lesto a trovare uno stimolo per scappare sennò ci resti. Ma con un clima di generale sfiducia che ti gira intorno come una piovra è più facile restarci che trovare un appiglio per uscirne e poi mantenersi equilibrati al timone della propria vita quindi è meglio prevenire. Come? Beh fidandosi della  ” Mater mea, Fiducia mea” ! Per me è l’unica che alimenta l’energia pulsante del coraggio per continuare a lottare con la certezza che questi tempi difficili sono superabili. L‘unica che nei momenti che par di esser perseguitati, oppressi e spiaccicati da una montagna di problemi in cui si rischia di smarrire ragione e forza rimette in carreggiata per andar spediti . L’unica che strica tutti i laccetti che politiconi ipocriti e inconcludenti ti hanno annodato al collo, non bistratta, non tradisce, non evita di darti rifugio, non ti liquida se protesti tacciandoti per populista. L‘unica che ti regala gli ingredienti indispensabili per sopravvivere dignitosamente in un contesto reso iniquo e assurdo da logiche di  profitto. Utopie? No. Basta provare per constatare. E poi..c’è a cui credere senza essere utopici? Uhm….forse… ?… 0 di zero.

un  roseo saluto

 dif

per la cronaca:

II culto  dell’immagine, ” Mater mea, Fiducia mea” o Madonna della Fiducia, risale  alla venerabile Suor Chiara Isabella Fornari,  un’anima mistica che nutriva una devozione particolare per le immagini sacre tanto che per pregare innanzi ad esse a volte preferiva plasmarle a sua ispirazione. Alcune di queste immagini per mezzo dei confessori della Venerabile si sparsero qua e la e dettero vita a numerosissime copie, però  l’originale di questa Mater, è custodito gelosamente nel Monastero francescano delle clarisse di Todi dove proprio nel 1713 la venerabile si votò a Dio e in seguito vi ebbe numerosissime visioni e estasi, compresa la partecipazione alla passione del Signore con stimmate non visibili. Ma la diffusione e devozione della madonna della fiducia si deve al Padre Gesuita Giammaria Crivelli che portò con sé a Tivoli  una copia dell’immagine ricevuta dalla Fornari e nel 1743 con solenni celebrazioni  vi attraversò tutta la città e la collocò nella chiesa di S Sinforosa. Nel 1774, quando il Seminario Romano prese sede all’interno di quel collegio e trovò una delle tante copie di questa immagine che ha come caratteristica il gesto di Gesù bambino che indica alla madre come a voler dire a chi guarda: abbi fiducia in lei, tra il seminario e la Madonna si creò subito una forte  simbiosi che negli anni è divenuta sempre più intensa fino a essere stata eletta a patrona del Pontificio Seminario Romano Maggiore, nonché di tutte le “anime” in cerca di rifugio. Originariamente infatti, il titolo di questa Madonna col bambino, utilizzato da Suor Chiara, era proprio ” Refugium peccatorum” Fu mantenuto fino al 1916,

Grazie Papa Francesco!

francesco 1

 

A un anno da quel primo buonasera che ci ha sorpresi e subito conquistati non possiamo che dirti grazie Papa  Francesco. Grazie di cuore di essere venuto dalla fine del mondo a Roma per farci riscoprire: la semplicità dei gesti, la bellezza di un sorriso donato senza un tornaconto, la leggerezza di una carezza, la gentilezza della misericordia, il coraggio di essere sempre se stessi in un mondo omologante, la fiducia che si può ancora credere e sperare che non siamo esseri viventi fatti solo per sbracciare, sgomitare, scardinare per sopravvivere. Ma anche per sognare, guardare le stelle. immergersi senza timore negli occhi di un proprio simile, serfare sulle acque calme dello spirito per vivere. Lo so che nella tua venuta c’è lo “zampino” dello Spirito Santo, e in quel Francesco 1° tanto impegnativo un pizzico di volontà di un umile fraticello umbro che tanto si batté per fede, ma ciò non sminuisce il mio sentire, il mio apprezzamento, anzi, è proprio per ciò che oggi Ti dico grazie. Grazie infinitissime Papa Francesco di aver accettato la “sedia” scomoda di Pietro per farmi, a poco a poco risalire dalle tenebre alla luce. Sei veramente un PAPA ok!  

Buonasera da 

Dif 

Credente tenace ma un po’ bizzarra   

 

HABEMUS FRANCISCUS!

images (1).jpg

Abbiamo il papa e che papa! È proprio vero, dove non arriva l’uomo arriva lo Spirito! Non è bello, non è giovane, ha qualche acciacco fisico ma ha in se una forza spirituale, una mitezza, una semplicità che lo rende straordinario. Mi ha colpito molto il suo porsi uomo fra gli uomini senza fronzoli e giri di parole, mi ha subito trasmesso un senso di amenità che ristora e ravviva la speranza, in un vivere complesso e caotico, che ci sarà di meglio. Sono convinta che la scelta più che umana sia divina, per vari motivi: la celerità della scelta; la colomba bianca, simbolo dello Spirito Santo che ho visto volteggiare per un attimo tra la fumata nel momento che le campane di Roma squillavano in coro; per il nome, Francesco che ha scelto che in questo momento storico della chiesa suona come un fortissimo richiamo a “spogliarsi” delle ricche vesti del padre terreno che travisano, ingombrano e allontanano dai valori del Cristo per rivestirsi di quelle semplici, evangeliche e spirituali del Padre celeste che riconducono alle radici della fede, ai valori della vita e al fine perfettibile del suo cammino; per il luogo di provenienza e le origini ataviche che formano un ponte tra il vecchio e il nuovo mondo; infine per il giorno in cui è stato eletto che indica mutamento spirituale, non senza fatica e ostacoli, e riporta al quaternario divino. Penso che il nome porta in se la svolta del modo di essere vicario della parola e successore petrino, e poco importa a quale San Francesco sia riferito, anche se da umbra preferirei pensare al poverello di Assisi, ciò che importa è caricarsi sulle spalle per la prima volta un nome dal messaggio inequivocabile che corrisponde al richiamo silenzioso del popolo a Dio per riformare un sistema “ apostolico” che niente a da spartire con l’incarico di servizio alla verità pastorale universale. Mi pare che papa Francesco l’abbia ben espresso nella sua prima omelia “ possiamo essere vescovi, cardinali, preti ma se camminiamo, edifichiamo e confessiamo senza la croce siamo mondani”. Parole che ridanno un senso alla fede e prese in “prestito” fiducia in se stessi e negli altri.

Habemus Franciscus e ne sono  felice perchè ha lo spirito focoso dell’argentino unito a quello migratorio italiano, con Lui come disse Paolo II :

“L’eterno entra nel tempo, il tutto in un frammento, Dio assume il volto dell’uomo”

images.jpg

Un saluto fraterno

dif