Occhi senza tempo

haiti 1.jpg

Di tutte le immagini diffuse sul terremoto di Haiti nessuna mi ha colpito violentemente come questa, nessuna nella sua spettacolare tragicità mi ha suscitato una commozione intensa, si è impressa nella mia mente come una lancia acuminata che al minimo movimento produce un dolore insostenibile Notte e giorno gli occhi e lo spirito vitale di questo bambino non mi abbandonano. Comunicano tutto l’incredulo stupore di attimi interminabili dell’imprevedibile,  lo strazio d’un fenomeno dirompente che lo ha scaraventato nudo sulla strada togliendole le quasi nulle certezze che possedeva. Ripetono l’incessante  travaglio di infiniti interrogativi ai quali non sa dare una risposta e cerca di leggerli in un punto imprecisato, in un volto sconosciuto o nel cielo impolverato dal crollo del suo piccolo universo. Niente rabbia, né vittimismo, né lacrime né parole attraversano la sua giovane anima. Domande, domande e solo domande roteano negli occhi limpidi, caos e tumulto vibra nel giovane spirito che aspetta dal nulla una risposta ai suoi inespressi perché. In quegli occhi che a notte fonda incrociano i miei, non vi è  paura e sofferenza per un dolore fisico, nel suo corpo non c’è alcun segno esteriore, mostra la sua pelle ambrata, lucida e compatta  per  ribadirlo, vi  è la sbigottita impotenza dell’umanità, la cruda consapevolezza della  fragilità dell’esistenza umana. Vi scorrono lentamente immagini di tempi e luoghi diversi, ammassi di occhi stupiti che come i suoi roteano smarriti cercando una risposta tra cumuli di macerie, acque impetuose, fuochi dirompenti, cataclismi della natura che all’improvviso hanno interrotto il tran tran, travolto beni, amici, cari privati dei punti di riferimento, lasciato nudi e spaventati. Vi è il mondo intero in quegli occhi ma non il tempo, come se passato presente e futuro si fossero incrociati e fusi per annullare il valore temporale dell’evento per mettere in risalto quanto l’uomo, piccolo o grande che sia, è più friabile di un granello di polvere, quanto poco valga il suo potere decisionale e quanto fittizia sia la sua tracotanza nel pensare di poter controllare, piegare e manipolare tutto a suo piacimento, mentre non gli è nemmeno possibile fermare un millesimo di secondo per sfuggire alla veemenza degli elementi della natura.  Vi è l’ammonimento a riflettere sul malessere secolare dell’accaparramento che affligge l’uomo, quanto poco gli valga depredare i suoi simili dei diritti per avidità quando basta un semplice sussulto delle viscere della terra a toglierli l’illusione, a renderlo, in un soffio, un corpo inerte da sgombrare con le ruspe.

 

Gli occhi di questo ragazzino mi trasmettono anche altro che turba e acuisce la mia sofferenza ancor più, l’implicito messaggio che quell’inferno che gli gira intorno non gli è nuovo, lo conosce e ci convive da quando è nato, di diverso c’è qualche casa sbriciolata che all’improvviso ha fatto sbucare gente da tutte le parti, per il resto miseria, disperazione, condizioni ai limiti della sopravvivenza, migliaia di bambini orfani e già senza nulla erano tutti lì a Port- au – Prince, macerie accumulate su altre macerie. Poche anime pietose soccorrevano, ogni giorno raccoglievano e seppellivano in bare di cartone bambini, vecchi e malati che morivano a centinaia sui marciapiedi, lasciati a imputridire al sole da una miseria indotta  da politiche sbagliate, egoismi inconcepibili. Sembrano dirmi: dove eri tu ieri, dove eravate tutti, nessuno oggi sarebbe qui se la terra non si fosse ribellata per noi attirando la vostra attenzione. Sembrano dirmi: domani ci sarai, ci sarete, o passati quattro giorni di spettacolo terrificante vi rintanate fino alla prossima tragedia, cadete in letargo o mettete la testa nella sabbia?

 

Non riuscirò a mettere da parte gli interrogativi dei suoi occhi, la sua immagine mi darà la forza di non spegnere i riflettori, di darmi da fare per adottare e far adottare a distanza almeno un bambino a quanti conosco.  Sarebbe bello se il popolo virtuale si mobilitasse, non tanto a raccogliere fondi che possono finire in pozzi senza fondi, quanto a raccogliere e trasmettere l’idea che con poco sacrificio annuale ognuno può garantire un futuro ad bambino senza strapparlo alle radici e alla sua terra,  ognuno può dare una risposta agli interrogativi scritti negli occhi senza tempo di questo nudo ragazzino.

haiti 2.jpg

FIOCCA LA NEVE

auto neve.JPG

Qui nevica che è un piacere….già è tutto bianco, bianchissimo quello che mi circonda, puro e terso quello che mi sovrasta.  Solo io sono un puntolino agitato. Abbagliato dalle lucette intermittenti che sfavillano qua e là scruto e penso a quanta fatica questo scenario fiabesco mi costerà…se dura a nevicare … domattina dovrò alzarmi alle prime luci dell’alba….Dopo aver ingoiato un caffè bollente da spellarmi la lingua dovrò imbacuccarmi, armarmi di pala,   e spalare e spalare per aprirmi un varco finchè è fresca perchè se quella… gela per spiaccicarla altro che badile ci vuole il piccone… Vedrò il mio fiato formar ghirigori nell’aria, sentirò le mie gote arrossarsi dal freddo pungente, le labbra screpolarsi,  il sudore gelarsi, mi verranno i calli alle mani…  Non c’è che dire, una bella prospettiva nivea che già mi sbianca… il sonno!  Dormirò con un occhio e con l’altro scruterò il cielo, penserò alle mille cose da fare e alle tante che dovrò  rimandare…. Non poteva aspettare  la notte di Natale a scender giù? Mi sarebbe sembrata una manna celestiale…. avrebbe  avvolto e ovattato tutto creando  un’atmosfera d’attesa silente e incantevole,  uno spettacolo meraviglioso da assaporare con gioia attraverso i vetri, mentre tutti insieme intorno al caminetto  scoppiettante  avremmo atteso la mezzanotte per udire il suono delle campane a festa annuncianti la lieta Novella….. Invece no, la fastidiosa fioccaiola,  fiocca e volteggia giù, mi guarda, ride e dice : ehilà cocca guardami e preparati a spalare, non startene li come una ghiacciola di cristallo appesa all’albero del piazzale!!!

La neve è bella…in cima alle montagne… una pacchia per oziare e sciare…. in pianura…. una vera seccatura da spalare col pericolo di scivolare…..se poi hai fretta e devi andare a lavorare son palle…. da tirare!!!!

Qui, la neve  fiocca che è un piacere…. il paesaggio è  così candido e infiocchettato che abbaglia e ti toglie il respiro dallo splendore….La coltre di quanti cm sarà domattina se adesso è di 20?…uh, meglio  godersi lo spettacolo tanto sarà una notte….bianca….

SANTA BARBARA

fuoco.jpg

Ieri era Santa Barbara, la protettrice dei vigili del fuoco, dei minatori, geologi, della  nostra Marina. Militare, dei campanari. Oggi rarissimi, il suono delle  campane che  alla domenica ci sveglia bruscamente è registrato,  difficilmente è un maestro campanaro a diffondere il suono.

 Mi piace ricordarla. Nel folklore del mio paese è ancora una ricorrenza sentita e rispettata nel valore simbolico della  Martire cristiana, ma anche nel valore di riconoscenza e gratitudine verso il lavoro di soccorso che svolgono i vigili del fuoco.

Troppo spesso si dimentica che rischiano e muoiono per salvare  dalla  furia devastante  del fuoco acceso da piromani  persone, bestiame, boschi, case.

Legate  alla Santa si tramandano da generazioni  due espressioni:

 “ Pe’ Santia Barbra sta lu fuco e jardala”

Un modo di dire che si aggancia al lavoro agreste,  sancisce che le  faccende nei campi son terminate, l’inverno avanza, da ora si riposa e si  attende  che torni il tempo bello.

 “ Si vu scampà da fulminie e sajetta nu scurdà Barbra benedietta”

Espressione  più legata a un insegnamento, un monito ad agire giustamente per evitare ciò che  successe all’aguzzino della Santa il 4 dicembre del 306, quando la decapitò  senza ragione e subito dopo  punito dalla giustizia Divina,  morì colpito da un fulmine.

 

 A dir la verità, questo secondo detto mi ha suscitato qualche riflessione amara agganciata a certi avvenimenti recenti che hanno incendiato  pulpiti e tribunette, surriscaldato gli animi arroventando l’aria che si respira, già di per se soffocante, aizzato cori e coretti a cantare buttando benzina sul fuoco invece che evitare di  steccare.Mi hanno quasi rotto i timpani con le loro voci tonanti su Berlusconi che è la causa d’ogni sventura italiana, che gli italiani rinsaviti vogliono che si dimetta, (quali?) esca dalla scena politica, così i bravi lavanderini  finalmente smacchieranno il paese  e tutti vivranno felici…. Una serie di baggianate per toglierlo di torno, sgombrarlo, come ho letto da qualche parte, quasi mi fa pensare che sotto sotto l’interesse è diverso. Oh! Anche quelli che campano sulle sue spalle pubblicando libri e libretti e  girando qua e là  a straparlare  hanno l’onestà di ammettere: senza di lui come avrei fatto? Chi mi avrebbe fornito tanto materiale? Garantito introiti cospicui, colletto immacolato, scarpe lucide, capelli laccati,  avrei dovuto sgobbare,  indossare una lercia tuta, un paio di scarponi, avere le mani callose!!!

 Mi hanno seccato i modi melliflui, dico  e non ammetto, sono garantista ma indirizzo il  dibattito col principio opposto… alcuni mi sembrano bambini convinti che gettando tanti sassi  nello stagno prima o poi con  uno di quei sassi   centreranno il bersaglio agognato.

Non riesco più a digerire quello che circola in tv, su fc, o in certa stampa, il troppo storpia sempre,   la critica da obiettiva è divenuta ossessiva. Ieri sera poi, guardando anno zero, ho toccato il fondo della mia sopportazione, pur da fedelissima telespettatrice di Santoro e non di Vespa assistere al solito assalto alla diligenza è stato un travaglio così spossante da togliermi il desiderio di  ripeterlo al prossimo giovedì.

E che dire poi di tutto l’ esplosivo trans- tante da un canale all’altro in orari pomeridiani? Fulmini e saette si abbatteranno sulla mia testa se trovo inopportuno che certi argomenti vengono trattati in orari pomeridiani, quando i bambini girano per casa, con modi e toni contro ogni buon senso di informazione sociale e di contenuto educativo!! Ognuno ha diritto di scegliere come vivere la sua vita, se da donna, da uomo o mezzo e mezzo, ma nessuno ha  diritto di far passare normale un comportamento sessuale o di stile di vita per comune quando non lo è.

Il modo di fare informazione oggi, mi ricorda i tempi nei quali la lavatrice era poco diffusa, quando le donne si recavano a lavare i panni alla fonte pubblica,  mentre lavavano sciorinavano fatti e fattacci, ognuna li riportava a modo suo e alla fine quello che circolava  era una Santa Barbara di chiacchiere, una polveriera che in certi casi  provocava gravissimi danni a persone o  famiglie prese di mira ma siccome nessuno poteva risalire alla fonte ognuno dormiva tranquillo finché non gli toccava la stessa sorte.

Spero che la Santa mi perdoni lo sfogo che mi è esploso spontaneo.

Per fortuna che  gli italiani son tutta altra cosa, rispetto a quelli dipinti o  fatti circolare nel mondo mediatico, come ha ricordato il nostro Capo dello Stato ci sono migliaia di italiani che  agiscono concretamente sul territorio e anche fuori senza prima suonare la trombetta, italiani che ogni giorno con il loro volontariato suppliscono a tanta indifferenza verso i deboli, gli emarginati.

 

BASTA VIOLENZA ALLE DONNE

anfora.jpg

Domani, 25 è la Giornata Mondiale per l’Eliminazione della Violenza sulle donne.

Quasi ogni giorno, i mezzi d’informazione riferiscono fatti cruenti a danno di donne, giovani e meno giovani per motivazioni insensate come nel caso di Hiina sgozzata dal padre padrone, o Lorena soffocata, bruciata e gettata in un pozzo da tre coetanei. – Per questo  l’ANFORA della staffetta  è partita da Niscemi per concludersi a Brescia..Riflettendo bene è pressoché un bollettino di guerra.

 Infatti, i casi che approdano alla ribalta sono quelli eclatanti, di violenze tragiche quali assassinio, lesioni gravissime, stupri di gruppo, non contemplano i misfatti che si consumano fra le pareti domestiche, nei luoghi di lavoro, nei rapporti interpersonali, nella vita sociale e comunitaria sulle donne. Tante, troppe, una su tre dicono le statistiche, sono le donne picchiate, perseguitate, oppresse, oltraggiate, vendute, schiavizzate, discriminate, ricattate, utilizzate malversamente, uccise, violate fisicamente, moralmente, psicologicamente solo perché nate donne. Non esiste parte del mondo, più o meno democraticamente avanzata, nella quale le donne usufruiscono di leggi e regole di diritto paritario e di tutela. In tutte le culture coesiste un fattore discriminante che ingloba aspetti dispregiativi verso la donna, talora la si considera inferiore, uno strumento sessuale riproduttivo insignificante da tenere lontana dall’interazione attiva nelle scelte centrali della vita collettiva, talaltra un elemento di disturbo al predominio dell’orgoglio virile tanto da subire mutilazioni e sfregi legati alla sua natura femminea, altre ancora viene sottoposta a consuetudini tramandate da culti pseudo religiosi o principi barbari e anacronistici radicati nel territorio e mantenuti per viltà e comodo. Veramente sconcertante. Imbarazzante per chiunque abbia un minimo di concretezza l’andazzo che traspira da tante opinioni sulle donne, da tanti gesti compiuti a loro danno quotidianamente, denota una mancanza di volontà di combattere il fenomeno della brutalità verso le donne, insensibilità e indifferenza al problema degli abusi, disonestà intellettuale verso un conflitto sottile e perverso che nega, ritarda, ostacola i diritti, prima di tutto umani e poi di non violenza da parte di un padre, un marito, un governo, un datore di lavoro, di chicchessia si autodefinisca umano evoluto.

Va anche detto che la donna in primis deve ribellarsi, non soggiacere a compiacenze familiari per paura di ritorsioni e ricatti economici, deve denunciare le violenze senza aspettare augurandosi che le cose cambiano, non può solo appoggiarsi e sperare che le varie iniziative di organizzazioni internazionali femminili riescono a risolvere il suo problema. Per estirpare il malcostume dei maltrattamenti è necessario l’impegno di tutti, comprendere che il seme negativo germina nell’educazione dei figli maschi, perciò deve farsi portatrice di idee antiviolente, inculcare da subito in loro il valore e il rispetto verso la madre, la futura compagna, la figlia.

Purtroppo, c’è da riconoscere che è difficile per qualsiasi donna demolire i pregiudizi che allignano nei suoi confronti, spesso quando denuncia è sottoposta a una pressione morale giudicante inquisitoria e dubitativa vale a dire, la strisciante convinzione, “se la nefandezza è stata compiuta, tu donna, in qualche modo l’hai provocata, con la condotta allusiva, il modo di vestire e così via. “ Esempio lampante è lo stupro degli otto ragazzi di Montalto di Castro, su una ragazzina tredicenne, rimessi in libertà perché “ bravi ragazzi”, Cancelleranno tutto con due anni di lavori utili. E che dire poi sui commenti dei paesani, circolati nelle varie interviste ? Da brividi, peggio, da rimanere di stucco perché al coro 

maschile dubbioso sulla moralità della fanciulla, hanno fatto eco alcune mamme. Mi è stato e mi è difficilissimo, come madre, comprendere un atteggiamento così lucidamente cinico, non ci riuscirò mai più di tutto rimuginando: se fosse accaduto a una loro figlia avrebbero reagito con lo stesso spietato cinismo ? Le statistiche quindi sulla violenza alle donne, fra le pareti domestiche, non sono una fola ma un dato oggettivo specchio della realtà.

La giornata, mondiale della NON VIOLENZA SULLE DONNE fu stabilita ufficialmente nel dicembre 1999, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per sensibilizzare i governi, le organizzazioni internazionali e quelle operanti sul territorio di tutti i paesi del mondo a impegnarsi concretamente per porre fine, alla discriminazione d’ogni genere perpetuata sulle donne.

Invero, c’è da ricordare che furono le donne, nel luglio 1981 a Bogotà, Columbia, nel primo ECUENTRO FEMINISTA DE LATINOAMERICA EL CARIBE a gridare no alla profanazione e alla negazione dei diritti alle donne, pertanto la presa di posizione verso i diritti umani al genere femminile e la data celebrativa scelta dall’ONU non è casuale, è rievocativa dell’assassinio incivile, per modalità e logica, delle tre eroiche sorelle domenicane Mirabal. Le sorelle, Minerva, Patria e Maria Teresa Mirabal, soprannominate le “farfalle” furono assassinate il 25 novembre 1960 per ordine del dittatore Trujillo in quanto ispiratrici del “movimento democratico del 14 giugno”, movimento che rappresentava una forte voce dissidente al suo potere. La loro brutale morte però non fu invana, scosse le coscienze della popolazione e impressionò a tal punto l’opinione pubblica mondiale che in breve tempo il dittatore fu epurato (con un colpo di fucile) e conseguentemente anche il suo malgoverno politico- finanziario. Nel 1995 Julia Alvarez ha pubblicato “IL TEMPO DELLE FARFALLE “ un libro dedicato alle sorelle che poi ha ispirato a M. Barroso il film: “ In the Time of the Butterfilies”

Son passati dieci anni, da quando è stata istituita la giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne, non mi sembra che nel mondo le politiche di tanti governi hanno mutato le convinzioni assurde riconoscendo i diritti umani delle donne, variato gli atteggiamenti ostracisti, incrementato le prospettive di eguaglianza, giustizia, parità economica e sociale,. Neppure ho constatato che alla violenza sulle donne sia stata riservata una attenzione particolare di condanna, utile a migliorare i pregiudizi sociali, culturali ed educativi che stanno alla base di tanti comportamenti individuali violenti se non in forma sporadica, e incompleta. Nel frattempo, il genere umano ha elaborato congegni in grado di approdare su Marte o duplicare il fatidico big ben della vita ma è stato incapace di elaborare semplici progetti di politiche socio-economico-culturali per eliminare dalla forma mentis generale che una donna non è diversa dal suo opposto per cui di qualsiasi età e appartenenza etnica e religiosa deve godere di rispetto e libertà di scelta, degli stessi diritti indiscutibili e chiunque li viola deve essere condannato sotto ogni punto di vista.

Personalmente non credo che una giornata celebrativa rimuova i pregiudizi millenari verso le donne, o apra le “menti” ai governanti per affrontare radicalmente il problema della violenza femminea o come dicono alcuni femminicida, chi non ha subito una violenza, specie sessuale, non è in grado di comprendere le ferite invisibili che provoca, che nulla e nessuno riuscirà a cancellare lo schifo, la bestialità, il terrore, lo squarcio nell’animo, cagionato dall’oltraggio e dall’intrusione, che le resterà un marchio infuocato nel corpo e nello spirito corrosivo, in più dovrà tollerare gli sguardi dispregiativi e coloro che 

sottovalutando il “crimine” lo reputeranno lavabile alla prima fontanella d’acqua fresca.

Il guaio è …. le fontanelle non esistono più.

Un argomento sul quale ci sarebbero un’infinità di cose da dire, riflessioni e considerazioni da fare, milioni di testimonianze e prove documentali  da far emergere. Per concludere in breve, metto il mio bigliettino nell’ Anfora simbolo del “basta” violenza sulle donne”  prendendo a prestito le parole  del poeta Kahlil Gibran:

Chi prova pietà per la donna, la disprezza.

Chi le attribuisce la colpa dei mali della società, la opprime.

Chi crede che la bontà di lei dipenda solo dalla propria bontà e che la sua

malvagità dipenda solo dalla propria , è uno spudorato.

Ma colui che accetta la donna come Dio l’ha fatta, le rende giustizia.

 bydif

 

 

 

 

.

FAME DI VITA

fame.jpg
                                                    ………..HO… FAME……………      
FAME DI PANE

FAME DI GIUSTIZIA

FAME DI LUCE

FAME DI TERRA

FAME DI CASA

IL MIO STOMACO

E’ VUOTO

LE MIE BRACCIA INERTI

I MIEI OCCHI CIECHI

I MIEI PIEDI SOSPESI

IL MIO TETTO DOV’E’?

LA MIA PELLE A BRANDELLI

LE MIE OSSA DEFORMI

IL VENTRE ENORME

….VUOTO DI CIBO

PIENO…DI PROMESSE

IL MIO PANE DOV’E’?

HO FAME…TU…INGOZZI

HO SETE… TU… TRACANNI

HO FREDDO… ACCAPARRI

HO SONNO…OZI

…NON SENTI…

NON VUOI SENTIRE

SPESSO.. TI VENGO VICINO

RIFUGGI…

TI CERCO..SCAPPI..

TI TOCCO..

MI CALPESTI…

E’ TRISTE

MI BASTA POCO

NON VUOI DARMI NULLA

NEPPURE UNA PILLOLA

PERCHE’?…

HO FAME

FAME DI VITA

*** 

Ogni cinque secondi un bambino muore di fame. La cantilena propinata dai vari tg in coincidenza del vertice FAO a Roma è durata meno del vertice. Finiranno così anche i cinque punti stilati nell’accordo? Quanti bambini ancora dovranno morire di fame, stenti, soprusi per passare dai bla bla bla ai fatti, vedere le promesse trasformate in realtà, cibo, medicine, assistenza, scolarità, giustizia etica e sociale. Quando si metterà fine a questo scempio che disonora qualunque paese si reputi civile, democratico, avanzato. Quando ci sarà la volontà di dare diritti e dignità a questi bambini e si smetterà di dire che ogni giorno ne muoiono 17mila e il giorno dopo non succede niente? Temo, purtroppo che faremo prima a vedere gli alieni girare sul pianeta piuttosto che sapere che nessun bambino muore per fame dovuta all’iniquità umana.

bydif

 

  

                                       

TERRORISTA KAMIKAZE

kamikaze.JPG

Islamico, se sei  verace

Non imbottirti di piombo fugace

Deflagrando in botto artificiale

L’anima non diventa immortale

Sprofonda come  saetta

Nel vulcano di vendetta

 Liquefatta da lava maledetta

Scivola in budella putrefatta

D’ avidi mostri orditori

Venditori di purificazione

Mangiatori di sconoscenza

Terrorista suicida

Non farti macellaio

Per carismi scellerati

Indottrinati da jihad

Contorti implacabili

D’immortali riscatti

Non finire nella trappola

Come topo lusingato

Da boccone allettato

Rifletti sull’odore

Fetido ch’ emana

T’istiga al martirio

Compra l’immateria

Con pugno di bezzi

Di lavaggio sepolcrale

Ti vomita all’inferno

Lordo di sangue umano

Ti condanna a vagare

Abbietto all’infernale

Cingi il petto e la vita

Con tritolo di verità

Riatta d’immolarti

Tirarando il  trucido laccio 

Miraggio talebano

Escluso dal Corano

Scegli l’eroica salvezza

A morir di natura

Sprezza dogmi a misura

Mercenari sobillatori

Combatti l’ insania dell’jihad

Promuovi le leggi d’Allah

Pacifica opposte frontiere

Origini di stessa radice

Kamikaze terrorista

Scoppiando disonori la terra

Il Dio per il quale muori

Concusso da terrori fasulli

Ti getti fra le braccia dell’orrido

Non ti purifichi lavandoti nel sangue

Ti condanni a Giudizio imparziale

A ramingare in eterno

Kamikaze

Cingiti di pace, avrai la gloria !

bydif

Purtroppo oggi hanno tirato il laccio, hanno spezzato le vite di sei nostri “RAGAZZI ” della folgore 

 

LA CROCE SPODESTATA

crocifisso giorno.jpg

Noi Italiani siamo paradossali, togliamo il Crocifisso ai morti per paura che la sua vista offende qualche vivo!!!

 Possibile che non siamo più padroni di un simbolo?   Per quale motivo ci dobbiamo unificare ad un Credo? Dove finisce la libertà di professare una fede? A chi fa tanta paura una Croce su una lapide? Perchè dovremmo trasformare i cimiteri in asettici giardini? Mica ci andiamo in tour turistico, o ci passeggiamo con gli amici, ci andiamo ad onorare chi ci è stato caro. Nessuno si preoccupa se da vivi non godiamo degli stessi diritti, l’uguaglianza è fittizia, qualcuno muore di fame e qualcun altro per indigestione, lasciateci almeno la speranza che la paura assurda di qualche sciocco da morti, non usurpi i nostri diritti. Veramente c’è chi pensa che basta appiattire tutto per eliminare la discriminazione che esiste nel mondo?

Da sempre si è rispettata la volontà di chi non voleva una croce, perchè oggi si vuole rimuoverla? Sta scritto nel Vangelo: “Voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome” Forse qualcuno leggendo i versetti del Vangelo di Marco si è messo in testa di applicarlo, o folleggia che è giusto e democratico togliere un diritto a tanti per concederlo a pochi!!

A volte per progredire è necessario varcare qualche frontiera ma spodestare le Croci ai morti mi sembra una bizzarria involutiva che rasenta la follia.

Se due ” LEGNETTI INCROCIATI”sono fulcro di particolare attenzioni, stimolano sfrenate fantasie e reazioni assurde per farli sparire, forse l’inconscio recepisce che quei due legnetti hanno una energia e una potenza superiore all’apparenza, racchiudono un messaggio CARISMATICO, quindi bisogna evitare che si diffonda. IMPOSSIBILE….BASTA OSSERVARE…..QUEI DUE LEGNETTI….FANNO PARTE DEll’ETERE…..COME FARANNO AD ABBATTERLO???

croce.JPG

foto di: eldar sc. a Medjugorie

 

MADRI RIBELLATEVI

Le polemiche sorte intorno alla canzone di Povia “Luca era gay”  hanno spinto la mia curiosità e la naturale  disposizione a non soffermarmi al sentito dire a leggere attentamente  il testo della canzone. Dire che sono rimasta esterrefatta dal contenuto è dire  poco, non per i passaggi sulla transizione che porta ad amare  prima un uomo e poi una donna, o viceversa, succede a tanti, ma dalle accuse verso la figura materna. Il messaggio della canzone di fatto è  rivolto ad un comportamento scorretto e fagocitario di una madre verso il figlio. Una madre egoista e instabile riversa sul figlio le sue frustrazioni di coppia, confonde l’identità, impedisce la crescita equilibrata, condiziona le scelte delle amicizie specie al femminile, distorce gli istinti sessuali del figlio al punto da spingerlo a pensare che è naturale essere attratto  ad amare un uomo, piuttosto che una donna, vergognandosi di se stesso e pieno di paura che gli altri scoprano questa sua tendenza. Quindi una esplicita accusa alla madre di aver manipolato la crescita e la libera espressione, d’averlo reso succube al suo volere trasformandolo in gay. Poi, nel momento che una donna prende l’iniziativa comprende di non essere gay, ma lo era diventato per colpa della madre, del suo modo di sobillare  le scelte, quindi d’esser vittima dell’amore esagerato, possessivo e ossessivo d’una madre irrealizzata con matrimonio finito male.

Francamente da madre  mi sento profondamente offesa dal messaggio che  la canzone volontariamente o non trasmette, è un attacco frontale alla donna madre e per di più in difficoltà, la dipinge come un’incapace a crescere un figlio maschio, a dargli una solida identità di ruolo sociale, soprattutto a renderlo consapevole e libero nella scelta di amare chi vuole e come vuole, una madre che travia, manipola e influenza nel modo più abietto il figlio al punto da farlo sentire diverso. Mi meraviglio che si sia fatta tanta fiera per l’orgoglio gay e non si sia sollevata una mosca a difesa delle madri che di certo sono ben altra cosa rispetto ai concetti espressi da Povia. Non capisco lo scalpore per uno che ha cambiato indirizzo sessuale, sempre sia vero e non una fola mediatica,  neanche il minimo sdegno ad un attacco frontale e duro verso le  madri. Non sono gli omosessuali il bersaglio di Povia sono le madri e il loro modo sbagliato di amare e allevare i figli, sono le madri le uniche responsabili delle scelte sessuali dei figli, vale a dire che solo le  madri influiscono nella psiche del figlio alterandone l’attrazione che lo rende etero o omo. Una vera corbelleria e una faciloneria scriteriata scaricare sulle madri quello che si è o non si è come se le madri fossero onniscienti e non semplici esseri umani soggetti a sbagli, ma di certo lontane mille miglia da quelle di Povia. Ma sua madre cosa pensa, non si ribella? Ho allevato da sola due maschi e due femmine, ho superato un sacco di difficoltà ma niente mi ha ferito come le parole di Povia, certo non dimentico che è una canzonetta ma il putiferio che si è scatenato intorno se non è di origine polico-commerciale è ignobile, significa una voluta disattenzione verso le donne specie le madri che non hanno un appoggio, la solita distorsione a dare contenuti secondo un criterio di scalpore piuttosto che di verità. Non mi meraviglierei se domani qualcuno paventasse che le  scelte sessuali sono solo il risultato di una educazione materna invece che di una scelta personale. Madri ribellatevi al messaggio di Povia, una canzonetta può far male più d’uno schiaffo. Mi aspetto di sentire qualche voce, se così non sarà vorrà dire che  le  donne madri valgono meno d’un gay o non fanno notizia degna di nota. In fondo se Luca prima era gay e poi etero vuol dire che ha cambiato idea o ha trovato l’alchimia dell’amore in una donna, una madre resta una madre e segue sempre un figlio, non cambia idea o figlio lo ama per quello che è, etero o omo che  differenza fa per una vera madre, niente. Non so se la canzone avrà successo o meno so solo che il contenuto è altamente dispregiativo per le madri.

Santi e Martiri

Voi sapete chi sono i Martiri e i Santi di oggi?

Fino a ieri sera pensavo fossero quelli immolati per qualcosa di eccezionale, avessero fatto cose straordinarie senza saperlo e senza pensare: cosa ci ricavo? Agivano su spinte di ideali e convinzioni di fede, diritti umani, solidarietà. non si piegavano a soprusi, lottavano e combattevano con tutte le loro forze per gli altri. Insomma credevo che fossero persone da imitare, non banali, egoiste, egocentriche, in cerca di fama e gloria fine a se stessa. Ma il reality spione ha fatto vacillare le mie certezze. Ho sentito un autocelebrazione di martirio mediatico che mi ha spiazzato. Possibile che vivevo nel mondo incantato al punto da non saper distinguere la realtà? Che una rinuncia a stare dentro una ” casa” per farsi guardare volontariamente con miraggio di soldi, notorietà, future comparsate era diventato un diritto violato, un massacro della persona, un martirio da santificare? Possibile che una realtà farsesca venga scambiata per gesta eroiche? Mi son detta: se mi ritiro in una caverna a meditare sui fatti miei e poi l’abbandono perchè non ho valutato i rischi o li ho scartati per comodo, divento un anacoreta martire?  

Valutando razionalmente la cosa non ho trovato niente che somigliasse al martirio, o a qualcosa di valore etico da suscitare ammirazione, solo un libero arbitrio esercitato che poteva tradursi in smacco. Quindi piangere, sbraitare, scagliarsi verso gli altri adducendo d’esser vittima, martire di un sopruso mi è apparso illogico, e alquanto ipocrita. Forse un modo per rimanere sulla cresta di un cavallone di popolarità che mantiene l’attenzione, sfrutta la commiserazione per arrivare a effimere mete, a fini dall’odore di denaro e forse dello sterco del prossimo reality.

Di certo i cantastorie e i menestrelli di un tempo oggi  avrebbero molta difficoltà a raccontare storie di gesta piene di poesia, sacrificio estremo, umiltà, soprattutto valore disinteressato al tornaconto. In questa selva d’arrembaggio corsaro all’apparire come farebbero a districarsi?

Oggi non si capisce più da che parte alloggiano i Martiri e i Santi, con quello che si vede e si sente basta fare un cappio per diventarlo.