Un gioioso aggregato policromo.

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Quando penso all’arcobaleno, subito mi balza in mente uno spettacolo della natura affascinante i cui coloratissimi attori, sono messaggeri di luce, bellezza e speranza. Se poi, dopo una tempesta burrascosa, mi capita la fortuna di vederlo sbucare all’improvviso in cielo, la vista mi scatena così tante sensazioni che resto a guardarlo come se fosse una visione paranormale, che so di un angelo, della Madonna o d’una divinità iridescente dai poteri resurtivi. So bene che l’apparir dell’arcobaleno è dovuto a un fenomeno ottico e non a un “miracolo” Tuttavia quei sette colori, che magicamente si stagliano ad arco, sempre e comunque mi suscitano fantasticherie belle, gioiose, corroboranti. Mi par quasi che con il loro cromatismo che si compenetra, delicatamente sfuma e riemerge mutato, siano annunciatori di presagi benefici,di attese a lungo covate che presto si faranno realtà. Si faranno realtà non per sola tua volontà fattibile, anche per quella invisibile a cui saldamente sei agganciata in fiducia. Seppoi il mio occhio ne recepisce più d’uno, nitidi e compiuti, come è già capitato, in gita sulle Alpi ne ho visti 3, in Portogallo ne ho avvistati ben 4 di questi fenomeni rarissimi, beh…l’incanto che assaporo e la marea sensitiva che immagazzino è roba da farmi stare imbambolata per una settimana! Comprendo che a qualcuno parrà una baggiana emotiva ma ci sono sensazioni che non controlli con la logica, t’investono a valanga e magneticamente agiscono sui tuoi riflessi razionali. D’altro canto succede la stessa cosa in un innamoramento fulmineo. In un istante sei “cotto”. Non sai perché, sai solo che appena t’è apparsa/o t’ha completamente conquistato in ogni poro della pelle. Certo, è pazzesco ritrovarsi eccitati e infiammati da perdere la bussola in un nano secondo. Però succede e l’imbambolamento a volte dura anche più d’una settimana. A ben considerare, i due “fenomeni” non sono poi così estranei. Emozionarsi alla percezione di un arcobaleno o a quella di un uomo o una donna, è la stessa cosa. In entrambi i casi il turbamento parte da uno “spettacolo” visivo straordinario che ti cattura l’occhio e ti scatena l’immaginazione. Irresistibilmente capti oltre l’apparenza quel qualcosa che attrae, stupisce, avvince e vivifica. Unica differenza: l’arcobaleno lo “catturi”, se riesci solo con un flash, poi si dissolve nell’etere; l’altro,lo catturi con le tue sembianze, se ti riesce lo vivi realmente, diversamente ignoto/a svanisce nel nulla.

Per tornare all’arcobaleno, non è poi strano se quando appare più o meno tutti alziamo affascinati lo sguardo. Ci sono fotografi che girano il mondo per poterlo immortalare. Non so se perché maniaci del riprendere o sognatori. Evidente che in quel multicolore arco c’è una ragione tale da fargli affrontare ogni sorta di sfida pur di eternarlo in uno scatto. Ciononostante, mi piace pensare che sia per l’ispirazione ammaliatrice di un “soggetto” che non sai se si presenta davanti all’obbiettivo, sai esclusivamente che se si esibisce è suggestivo, ti regala sensazioni eccezionali dacché mai l’uno che cogli sarà uguale a un altro, mai l’habitat in cui si manifesta sarà identico. Un po’ di quello che nel tempo ha stupefatto, a volte impressionato, altre terrorizzato, suggerito profezie, ispirato tante leggende. Non v’è cultura infatti che non abbia una narrazione su questa policroma meraviglia che appare e scompare in cielo. Per i cinesi era una fessura nel cielo sigillata da una divinità con pietre di sette colori diversi, mentre per i greci era il sentiero del messaggero degli Dei inviato agli uomini. Per i vichinghi e certi indiani d’America, un ponte che collegava la dimora eterea degli dei a quella terrestre degli uomini, invece per gli indù l’arco di Indra, dio del fulmine e tuono. Per gli irlandesi i suoi colori erano folletti e l’origine il punto di un tesoro nascosto, un pentolone colmo d’oro, mentre per gli aborigeni australiani era un serpente in cerca di antenati che irato dal buio sospirò così forte da far sgorgare acqua che si trasformò in arcobaleno. in Genesi è l’ arco iridato inviato dopo il diluvio a sigillo del patto tra Dio e l’umanità, laddove per il buddhismo tibetano tout court è un concetto importante od lus, un “corpo di luce”. Più terra a terra c’è la credenza che se un bambino passa sotto un arcobaleno cambia sesso, mentre la prevalenza di un colore è un indizio rivelatore di presagi benefici: rosso, buona annata di vino; giallo, frumento in abbondanza; verde quantità eccezionale di olive e olio;arancio,aumento di denaro; blu, pesca feconda; indaco, buona salute; violetto contatto spirituale. Ma se per 40 anni un arcobaleno non compare la fine del mondo è vicina. Ovviamente le convinzioni più antiche dovute all’inspiegabilità del suo apparire, le recenti all’inscindibile  rapporto fra essere e natura.

Ultimamente si avvista spesso l’arcobaleno,  non come fenomeno naturale di bellezza sorprendente, ma come simbolismo cromatico accomunato al “diverso” e assunto, universalmente da certi gruppi, tipo LGBT ovvero “ le persone arcobaleno”. Questo accostamento mi ha fatto molto riflettere per la metafora che vi colgo, o se vogliamo un certo parallelismo. Mi son detta, l’arcobaleno non è altro che la scomposizione della luce, cioè riusciamo a vedere la luce com’è quando trova una barriera che interrompe la sua velocità di molto superiore a quella della nostra vista. Dunque se il nostro occhio avesse la stessa velocità capterebbe non una luce bianca ma sempre quella arcobalenata. In definitiva, eguagliando la velocità, cielo stabilmente iridescente. Un arcobaleno a vita però perderebbe tutta la sua magia, non sarebbe più una attrazione straordinaria ma una normalità. Quindi…quindi anche se “scomponiamo” l’umanità perdiamo una magia, l’eccezionale diventa il normale? E poi? Cosa succede. Conviviamo nella diversità “cromatica” o diventiamo un agglomerato “bianco” anodino? Non ho trovato una risposta precisa. L’illusorio è una visione soggettiva, varia da pensiero a pensiero, da vista a vista, talvolta anche da scienza a scienza. Comunque, ribaltando il concetto, se conosco il “fenomeno visivo” abbatto credenze, di conseguenza non subisco il panico dell’apparenza. Ergo, se conosco il diverso non mi spavento. In fondo la conoscenza è la base dell’evoluzione di una civiltà! Credo di aver trovato un buon senso al simbolismo del differente. Mi aiuterà a “vedere” le persone in una luce a velocità rallentata. Benchè, c’è una profezia dei Red Sticks War – i bastoni rossi- cioè i Nativi Americani Creek, o Muskogee, che dice “ quando il mondo sarà malato e morente la gente si alzerà come guerrieri dell’arcobaleno”. Con tutti i cimenti imperversanti degli arcobaleni, mi incute un po’ d’ansia. Ma no!!! Che vado mai a pensare. Quell’arco luminoso che segue i temporali è talmente incantevole che può profetizzare solo un gioioso aggregato policromo. Tant’è che a volte si mostra rovesciato, come un enorme smaile. Un sorriso tracciato dall’artista del cielo per rallegrare e rassicurare la terra e i suoi abitanti che tutto ha una  ragione. Anche un arcobaleno. 

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   Coloratissimo week end!

                                                                       bydif

Non è tempo di margherite

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Non è tempo di margherite eppur in quel giardino, sfitto di verde e alquanto tristo d’incuria, sono sbucate numerose. Son li, ritte tra fili grigiastri, con il bianco capoccino al sole ancor stinto dai rigori dell’inverno, che mi guardano. Immobili, mi guardano. Non so se impietrite dal gelo o per contegno riverente a qualche spirito celeste che ha concesso loro il privilegio di goder dell’esistenza tra brina e pioggia. Neanche mi è chiaro se son loro a guardarmi impalate fisse o son io invece a fissarle irrigidita dallo stupore. Mentre le osservo mi domando: perché son cresciute e fiorite ancor prima delle primule selvagge,le violette,i narcisi? Han forse in serbo qualche misterioso messaggio di sfida al tempo o son solo uno spuntato involontario parto di un clima contraddittorio? Non c’è così caldo però da giustificare un precoce anticipo sbocciare e nemmeno il tempo è maturo per accoglierle senza scompigliare il naturale criterio del risveglio arboreo. Allora chi o che cosa le ha fatte sbucare, in quel pezzetto di terra afflitta, tra i maceri delle foglie, sterpi e cocci? È stata la forza misteriosa del ventre di madre terra o l’ aggressività vanitosa di mostrar il loro capoccino bianco. Perfino la forsizia ancor spoglia e miserina di pigmento le guarda fisse con un so interrogativo. Un po’ la comprendo. Le parrà d’esser stata frodata perché di solito, in quel pezzetto di prato disordinato per non dire senza un minimo di armonia compositiva, è la prima a creare una macchia d’allegria che risveglia il rosmarino, la siepe di bosso, l’alloro,l’albicocco, la salvia e le rose spinose avvolticchiate da imprecisati arbusti venuti su di prepotenza. É lei la regina ambasciatrice di tepori. È lei a dare il via ai bisbigli delle gemme per farle ricoprire di tenero verde i rami stecchiti dei mandorli, peschi e ciliegi. Più osservo quelle impalate pratoline e più son perplessa. Poi, all’improvviso il sole si fa imperioso, esce dal grigio nuvolaio e mi investe gli occhi. Per un attimo il bagliore mi impedisce di mettere a fuoco ogni visione. Non distinguo più le cose. Solo una grande macchia aranciata veste quanto mi sta intorno. Che sensazione straordinaria di energia e calore! Chiudo gli occhi e lascio che quel sole inaspettato mi riscaldi e metta un po’ di rossore sulle gote. Mentre faccio la lucertola comprendo il perché delle margherite che non è tempo ma ci sono. Ci sono perché vogliono esserci. È una sfida. Un forte desiderio di crescere anche in quel guazzabuglio di piccolissimo terreno che non sa di giardino per mostrare alla vista il bianco capoccino e godersi il tepore del sole, perché anche quando non si vede c’è. Riapro gli occhi e le osservo, non mi sembran più fuori stagione. Anzi, evocano alla memoria che non esiste una condizione esterna ideale per sgelarsi. Sole o non sole uscire dall’impalamento letargico si può sempre. Una margherita volta la corolla aperta, mi ammalia il suo biancore. Sa di candore intrasferibile che nulla può violare. Mi pervade il buon umore. Con semplicità, quelle margherite, tra i fili grigiastri d’un prato cincischiato,  mi han concesso il privilegio di scorrere con gli occhi la magica meraviglia chiusa nell’amare la vita.

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. Amando la vita è sempre tempo di margherite!

Nel salutarvi spero che anche per voi sia così

by dif.

Spray paint in a can

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Scusate se non ci riesco. Non ho filing. Più ci provo e meno lo trovo. E da come vanno le cose è più forte di me star lontana dal renzismo. Non mi convince. Riconosco che ha doti eccezionali da banditore piazzista di idee, con una capacità innata di venditore leader di prodotti tuttofare che sa farsi largo tra la folla, per rifilarli senza tanti complimenti. Ma la sua bravura da super propagandista non basta, a far si che i prodotti che promuove ai mercatini giornalieri, con tanta aggressiva roboanza, impallinano il mio cervello al punto da spingere le mani  ad agguantare le sue spray paint in a can estasiata e gridareccia: a me, a me! Sarà perché difficilmente cedo al fascino di racconti fiabeschi, men che meno mi squacchero per un guru salva anime e pance se non riesco ad accodarmi al codazzo del prestigiatore pirinampolloso. Forse no. Più probabile perché le sue bombolette spray mi suonano tarocche. Come se il propano che deve far uscire il prodotto che toglie dal groppone la fatica di dar di gomito, se vuoi campare e non morire di illusioni o peggio di bozze di riforme e linee guida che ben che vada conducono al punto di partenza, è esagerato. Per cui, al posto del prodotto miracoloso, salva paese e gente, esce solo aria compressa e il prodotto resta nel fondo. E poi, ha uno stile esibizionistico talmente presuntuoso che rasenta i limiti del diktatur autocratico che mal si accorda col mio senso attrattivo. Ha un sex appeal catarifrangente! Infatti, chiunque nutre un piccolissimo dubbio, sulla merce che a raffica sforna e si azzarda a fare una domanda chiarificatrice sul come e sul perché le sue bombol spray sono le uniche potenti a garantire risultati strabilianti di perfetto pulito, a un paese tanto imbrattato da egoismi, lobby, corruzione e mala politica, già sbattuto dall’ue, dagli investitori, dalle tre sorelle rating nel cassonetto, con stizza lo regredisce allo stato animaloide gufastro. Un gufo menagramo e bastian contrario che difende solo il suo status quo, o, peggio le social diseguaglianze per precipui fini lucro speculativi pro my casta. Forse non sa, l’imberbe pioniere ” spazza via tutti gli ieri compresi i diritti” che di solito in democrazia ci si confronta e non si acquista a scatola chiusa. Anche qualora i prodotti- proposta fossero il top per risolvere i guai sarebbe legittimo domandare e approfondire per eliminare equivoci fallaci. Sarà banale e antiquato ma il flusso continuo di probabili risultati miracolistici di prodotti griffati IO-SOLO-IO che sgola, twitta, slaida, sfecebucca mi paiono un evidente intento cerca like di consenso, qualunquistico. Per  intenderci quello che alza il livello di popolarità, soddisfa le smisurate ambizioni egocentriche e non porta nulla di nulla a chi clicca. Per quello che constato, gli incontenibili social-web quasi sempre cadono nella fossa dei senza traccia, la loro nave porta link attira consenso popolar-distratto si perde nella corrente infinita e, semmai l’abbia a rimorchio, trascina a fondo quella porta fatti concreti. Di sicuro, i mi piace frettolosi alle sue spray bombol non fanno e non faranno mai risplendere i volti spenti e disperati ne rilustreranno le casse vuote, troppo irrealistici e acritici. Ancor meno i link spray antimuffatarli sono e saranno utili per far schizzare in testa al gradimento european il colossal relitto littleitalian. Rassettare tutto e tutti per riportare in auge il caracollante rudere, a mio sentire non è un metodo proficuo e veloce per far crescere i posti di lavoro, l’economia, i consumi, l’export…sconfiggere la miseria, la diseguaglianza i poteri dominanti europei e extra.. semmai un metodo infallibile per imploderlo.Capisco che il suo rapporto tempo-proposta marcia a velocità supersonica e fa girare la ruota del suo ambizio-esibiziomulino a sballo convinto che quella, girando, girando,  regge, persuade, salva l‘italica baracca e si intasca un guadagno extra di fam-farina. Ciò non mi basta. Non mi induce a diventare una consumatrice di spray paint in a can. Concludendo, sarà per l’innata avversione al pensiero unico, per la cautela a credere alle favole che per incanto ti rendono da pezzente a regina che non riesco a essere renziana? O perché so una gufa che non si lascia trasportare dalla voglia di avere un pulito a prova di batteri politico-virali, non compra bombolette effimere e non clicca subotton likeMah … Essere un bel gufo iellino..mi alletta.. più che… un individuo sparainfrettaaria. E poi..tanto per dire i gufi non sono di cattivo augurio, anzi...secondo sta strofetta …”Gufo, gufo della notte scura, che porti via fame e paura.. veglia su tutte le nostre genti, vecchi, bimbi e sugli armenti. Col tuo canto, che può far paura, proteggi gli amici con madre natura…Fate, gnomi fastidiosi folletti, non potranno più farci dispetti…” è il contrario. Il fatto è che i gufi sono pignoli e hanno doti di preveggenza! L‘udito finissimo e la capacità di girare la testa, quasi a tuttotondo poi gli permette di captare i rumorini e adocchiare su ogni fronte chi e che cosa c’è da sbaragliare. QuindiNon c’è da aver paura solo di stare all’erta, tanto nel predare che nel lasciare.dunque la gufite acuta è ingiustificata a meno che…a meno che non si  voglia ignorare i saggi preveggenti per osannare i…perself-proclaimed peacock….!!!

un salutissimo di felicissimo week end a chi passa

dif

RIFLESSO SPECULARE

Ci sono attimi di stanca mentale e fisica nei quali guardandoti allo specchio ti sembra di percorrere un tracciato interno che ti sdoppia. Incredibilmente ti sembra di vedere un viso e un corpo che non ti appartengono, una specie di ammasso zavorrato a forza dalla volontà per farlo restare  ben saldo sul palcoscenico della vita.  Nello stesso tempo ti sembra di vedere un viso e un corpo somigliante alla tua immagine di tutti i giorni ma con un qualcosa  che ti lascia perplessa perchè saetta a destra e sinistra come un folletto come se volesse  uscire dallo specchio per sfuggire alla cattura dell’occhio. In quegli attimi ti assale un interrogativo  e ti dai una risposta ovvia, come: oggi vedo doppio!  Poi, come per magia comprendi che non vedi doppio,  vedi la tua realtà, quella che hai accettato con tutti gli obblighi della ragione per amore verso gli altri e ti rende polverosa e quella che non hai accettato per rispetto di te stessa e dei tuoi ideali alla quale basta una folata di vento per colorarti. Attimi che  così ho riassunto:

L’immagine riflessa

Non è vecchia e rugosa

Solo opaca e polverosa

Zeppa d’ansie implice

Nascoste sotto cute

Affossate nel profondo

Ch’ Impedisce di studiare

Una faccia da mostrare

Per dover di convenzione

Sempre allegra e ospitale

Un bambolotto da giocare

Un’immagine di donna

Un po’ bella un po’ biacca

Invulnerabile alla mazza

Una montagna silenziosa

Stagliata all’orizzonte che

Ritrovi sempre li

Agghindata per la festa

Col variare delle stagioni

Improvvisa la tempesta

Sbatte la porta

Spalanca la finestra

L’immagine riflessa

Traballa e scompare

Riappare speculare

Due riflessi similari

Non uguali

Sconcerto e timore

Chiudo gli occhi e li riapro

il riflesso s’è sdoppiato

in due immaginari

Simili non uguali

Rispecchian gl’inconfessi

Le vaghezze d’un pensiero

Ora fermo ora alato

M’imbelletto e mi pennello

Getto il colore

Senza un preciso

Tinte colo alla rinfusa

L’immagine riflessa

accendo di pittura

Non è vecchia e opaca

Solo speculare

*

vita,pensieri,riflessioni

Con la calura di questi giorni è facile vedere doppio!!!

Buon fine Agosto 

dif

NON ASPETTARE DOMANI

Ci sono attimi in cui all’improvviso avverti una prepotente impressione che non ci sia del tempo da perdere.Ti invade una sorta di suggerimento animistico che dovresti correre o almeno far subito una telefonata a una determinata persona. Non importa cosa dirai, importa fargli arrivare la voce, ascoltarlo perchè non ci sarà una prossima volta. Respingi le  sensazioni credendo che ciò che ti frulla in testa è la proiezione del tuo immaginario. Ti convinci che è da irrazionali  dar  credito alle sensazioni di pericolo, devi scartare l’ipotesi che realmente sia urgente andare o telefonare. Così,   ricacci con forza il suggerimento in un angolino e pensi: c’è sempre tempo per farlo, magari in un momento libero mi tolgo lo sfizio.  Poi scopri che era urgentissimo. Forse non era determinante a modificare la scelta del fato, sicuramente sarebbe stato un piccolissimo gesto che poteva mettergli il dubbio, perlomeno esaudire un ultimo desiderio. Con dura amarezza ho compreso che devo ascoltare le percezioni sensoriali anche se mi sembrano frutto di fantasie o stupide divagazioni dell’inconscio non devo aspettare. Seguire l’impulso dell’attimo, mi eviterà  di scoprire che attendere la certezza, per  rispondere a una  chiamata spirituale,  è solo egoismo dovuto a timore di apparire illogica, a me e agli altri, che lascia spazio a decisioni irreversibili.

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Non aspettare domani

Per dire una parola gentile

Domani potresti non trovarla

Saresti costretta a cercarla

Nel mezzo d’una notte nera

Annichilito da una scena

Al canto triste d’una sirena

Non rimandare a domani

Uno slancio del cuore

Lascia che il gesto vada

Dove il cuore vola

Non piangere domani

Le persone che ami

Domani

 Potresti non vedere

Nascere il  sole

Di chi

Ragionando aspettava

Un gesto che scaldava

Non essere egoista

Ripiegato in un cantuccio

Esci vai in mezzo ai lupi

Lasciati sbranare piuttosto che

L ’indomani dover dire

 Perché

Non sono andato immediato

A scostare

Dalla mente e dalla mano

il gesto insano

Uno squillo di telefono bastava

A romper la monotonia

Farlo restar ancor in questa via

Almeno lasciarlo andare

Senza forzare la mano al pianto

Per un silenzio affranto

Non rimandare a domani

Un segno di conforto

Potresti dire perché l’hai fatto

C’ero io lungo la tua via

Domani

 O.. forse dopo

Ti avrei soccorso

Scaldato la noia maledetta

Di bimbo vecchio abbandonato

In cerca di parola di carezza

Piangi

 frughi nella voce la risposta

Canta solitaria la merla alla finestra

Il tuo rimpianto

Al gelo di gennaio resta

dif

OGGI HO VOGLIA DI…

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CIOCCOLATO
SI, voglio tuffarmi in una vasca colma di cioccolato
sbrodolarmi dalla testa ai piedi
assorbire le magiche proprietà in ogni centimetro di pelle

spalmarmi
come  nutella su una bella fetta di pane tostato
squagliarmi come una tavoletta di fondente
riempire un bel tazzone da golosi
farcire occhi, narici e palato di buon sapore
allontanando i sintomi depressivi di certi
“radicali liberi”
che cercano di farmi saltare le coronarie
ingozzandomi di “veleni”  
 arrugginirmi  precocemente
con “monologhi ossidanti” su capanne e capannelli

soffocarmi togliendo ossigeno al cervello
con disquisizioni inquisitorie su orchesse e orchidee
friggendo in padella  melasse di reality guardoni
Si, oggi, ho proprio voglia di un’abbuffata cioccolatosa
  
><
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><
Per voi un cuore pieno di buone cose 
per una settimana cioccolatosa 
dif
><
Se non vi basta, fate una “zippata” a Perugia
 c’è in corso eurochocolat
vi accoglierà una avvolgente atmosfera di profumi magici
che vi riempirà il sorriso di sapori golosi  e gli occhi di luce
><
la foto proviene dal web

COME UN FIORE

 

Ieri sono andata a fare un giro e ho incontrato una vecchia amica.

Sono rimasta impressionata tanto era diversa da come la ricordavo.

Era così smortaccina da toglierti il fiato!

Per nascondere l’imbarazzo ho buttato lì qualche cavolata sui vecchi

tempi e l’ho invitata a prendere un caffè. Non sono brava a

mascherare le sensazioni immediate e ha compreso il mio

sbalordimento. In mezzo a una bolgia assordante, si è ingoiata in

fretta il suo caffè ha farfugliato qualcosa su una rottura sentimentale

che non riusciva a metabolizzare poi se l’he squagliata di tutta fretta

lasciandomi una sensazione di melanconia e di disagio incredibili.

Ho continuato il mio giro cercando di smaltire l’impatto visivo

concentrandomi sulle vetrine che esponevano la nuova moda

autunno inverno. Ero ancora troppo intorpidita, niente di ciò che

vedevo mi attraeva, anzi in ogni vetrina al posto di scarpe, borsette

e maglioni mi sembrava di vedere il viso luttuoso della Ceci.

Ad un certo punto mi si para davanti uno di quei sud americani che

sbarca il lunario vendendo fiori ai passanti. Di solito ringrazio

dell’offerta e tiro dritto, ieri, con somma gioia del venditore, ben tre

mazzi di fiori mi son presa, mi sembrava che quelle macchie di

colore vivaci scacciassero dal mio pensiero l’ impressione mesta

dipinta sul volto della mia amica.

Arrivata a casa senza aver concluso nulla di utile, mentre disponevo

i fiori nei vasi per conservare il più a lungo possibile la freschezza e

la fragranza ho compreso il perchè la Ceci era l’opposto di come la

ricordavo.

L’ho riassunto così :

 un fiore sboccia

è un miracolo d’ armonia

bellezza

fragrante emanazione

stupore colorato

 

Un fiore muore

è profonda tristezza

delusione

insipìa

di vita e impressioni

 

Un amore nasce

è grandiosa gioia

furore passionale

luminia negli occhi

dolce morbidezza

splendore

che riempie l’anima

 

Un amore muore

smarrisci la spinta motrice

la speranza

i sogni

ti assale la tristezza

l’inerzia

il buio

svuoti la ragione

Muori come fiore

incolore

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IL PAPA SA

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Nell’ascoltare attentamente gli ultimi  discorsi pubblici del papa ho compreso che lui sa, vi erano troppi riferimenti simili a quello che so per avere dubbi in proposito:

Il papa sa.

Deduco che sa ma non può dire quello sa.

Sembra un giro di parole ma non lo è.

Per  non creare angoscia trasmette sottilmente il messaggio di  avviso  al mondo intero  che è sull’orlo del baratro

I suoi richiami a mio parere non sono accidentali ma voluti e pesati parola per parola

Nel  discorso di Fatima :“ chi pensa  che la profezia della Vergine di Fatima è conclusa si illude

Nel campo sportivo della scuola di San Morone di Nicosia:    guai sottovalutare la verità  dei principi etici  della legge naturale».

Sono messaggi precisi

Un richiamo generale  a non sottovalutare la natura e ciò che avviene nel mondo

Sono un appello accorato che va oltre la sua missione e il suo ruolo di capo della cristianità

Sono parole che escono dal cuore di un uomo che probabilmente sa di eventi  che mettono in pericolo il mondo  e non può rivelarli, solo segnalare genericamente la possibilità di accadimenti  tristi

Sa che troppi segni hanno indicano la via del pericolo profetico per restare indifferenti o far finta che tutto vada come al solito

Sa che molti mali “nella pancia della chiesa”  sono diventati cancrena

La comunità clericale si è “allevata” inconsapevolmente serpi velenosissime  difficili da stanare 

Ha compreso che nel  pianeta si  è varcata la soglia di sopportazione delle regole  morali  che lo reggono e ha il dovere di farlo presente

Quello che bolle sottoterra bolle anche sopra

Quello che il ventre del pianeta erutta non è altro che un avvertimento del malessere diventato insopportabile

Si rende conto con la sua intelligenza e esperienza di uomo attento al circostante che un niente può accendere una miccia difficile da smorzare senza  lasciare dietro di se una striscia di sangue e dolore lunghissima

Che esiste  una lieve possibilità, proprio  lievissima che il peggio non colpirà  con  tutta la sua virulenza

Occorre fermare “la macchina”  in moto su una ripida discesa interagendo con spirito solidale

La sua angoscia è per tutti, qualunque sia il credo, l’ appartenenza ideologica o l’etnia

Tenta di avvertire, di preparare ad eventi impensabili  che possono esplodere dal  marasma  che sta sotto gli occhi di tutti, eventi che nessuno vede o chi dovrebbe vedere sottovaluta

Sa che c’è un sommerso  aggressivo dovuto a sperequazioni sociali che ha colmato la sopportazione, sa che fame, miseria e ingiustizia non aiutano i processi evolutivi pacifici

Sa che individui, comunità e stati senza  guida  morale sono una minaccia per l’equilibrio e la stabilità globale

Sa che  egoisti  senza scrupoli  cibano menti insicure e istigano a reazioni imponderabili per una inezia

Esorta a smussare l’odio, di agire  presto per via diplomatica per raggiungere la pace nel medio oriente e nel resto del mondo dove impera  caos, tumulto sociale, discriminazione religiosa  

Invita a  non dare spazio alle provocazioni, a non raccogliere i sintomi di fanatismo

Appella  di  avere un atteggiamento di tolleranza verso i fratelli islamici o quanti professano una fede diversa

Le sue parole sono una  esortazione accorata interreligiosa, quasi una supplica rivolta a  tutti i credenti in un Onnipotente a  pregare per tentare in extremis di scongiurare  guai terribili,   ai laici per dissuaderli dal fomentare divisioni e sottolineare diversità

Sa che  il pericolo è globale

Altrimenti come spiegare i suoi accenni  precisi a mantenere controllo in atti tragici che colpiscono i cristiani come nel caso ultimo del vescovo ucciso in Turchia?

Il papa sa la profezia e teme

Io so e temo

Non è presunzione

Qualcuno un tempo anche a me tramandò memoria di quanto ho menzionato

Mi lasciò la speranza che all’ultimo il “male” poteva essere sconfitto,  non riusciva a  trionfare come credeva  per un pelo, cioè un caso che non era un caso ma frutto di resistenza di una volontà collettiva moralmente in armonia con le regole  eque opposta a una volontà collettiva inversa,  e forse, per l’umanità intera  si apriva un lunghissimo periodo, quasi un millennio di fioritura pacifica che andava oltre la sua conoscenza ristretta della realtà

L’altro ieri sul ciglio della strada ho visto due papaveri bianchi e appena più in la due papaveri rossi

Un chiaro messaggio simbolico colorato della natura di energie contrapposte in lotta

il bianco è luce formata dall’unione di tutte le vibrazioni dei raggi colorati, il rosso è un raggio singolo ma dalla vibrazione potente, infatti l’occhio lo cattura prima di altri

Naturalmente ho espresso un mio parere dedotto ascoltando le parole del papa

supportato da altre “conoscenze”  per così dire giunte per vie traverse

CONTATTI

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Ieri, mentre sfrecciavo con la mia geppa sull’autostrada accaldata dalla tensione e dai primi raggi caldi di questa capricciosa primavera, mi è venuto spontaneo notare che a destra e sinistra, rombando come un fiume in piena, mi passavano accanto volti dei quali a malapena intravedevo la sagoma. Tornata a casa stanca, dopo una bella doccia, una passata di essenza di sandalo sulla pelle per inondarmi di fragranza rilassante,  indossata la  lunga veste di seta bluette, raccolti i capelli con un nastro color oro, a piedi nudi,  per agevolare l’apertura dei canalini di scarico,  sono scesa giù e mi sono acchiocciolata sul mio comodo divano per l’ora di meditazione quotidiana  ” sgombra negatività”. La faccio tutte le sere, mi serve a svuotare la mente dai pensieri inutili, l’aggressività  accumulata nei momenti topici della giornata, analizzare  razionalmente i risultati e soprattutto garantirmi una notte di beati sogni. Infatti, quando per qualche motivo estraneo al volere non riesco a farla, il sonno è tempestoso, ho degli incubi orrendi, le immagini della giornata mi diventano mostri che cercano di ingoiarmi o trasportarmi in antri bui, freddi, zeppi d’insetti che vengono a passeggiare sul mio corpo, una vera schifignezza, il solo pensarci …brrr….. Sulle prime tutto sembrava funzionare al solito, la fragranza del sandalo arrivava alle mie narici, piano, piano inspirandola allentava la tensione al plesso solare, punto cruciale per me, vi accumulo i malumori ansiogeni della giornata, i pensieri si scavallavano dalla mente, come nuvolette sfumavano svuotandola. Sentivo salire dai piedi una sensazione di benefica estensione muscolare che stirava le rughette del viso, ridava luce all’occhio affumicato dal nervosismo, apriva il sorriso e pompava il mio sangue con un ritmo sincronizzato sulla dolce melodia gradita al cuore. In sostanza mi sembrava che il solito irradiamento d’energia positiva invadeva il mio essere predisponendolo al ristoro essenziale ad affrontare la notte con tranquillità in modo che sonno e sogni abbracciati avrebbero corso nell’etere magico senza quegli intoppi, “attira” visioni mostruose.  Diversamente, dopo un po’ nella mia mente scorrevano sagome confuse, nelle orecchie rimbombavano i ronzii dei suoni caotici dei motori, il mio corpo sussultava e vibrava scomposto dalla pressione di avvallamenti e cunette, negli occhi appariva e scompariva la lunga striscia nera dell’asfalto.  Ho cercato di estraniarmi e di concentrarmi su un punto bianco della parete per eliminare il disordine che m’impediva di sgombrare la mente e rilassarmi. Niente da fare.  Nonostante i miei sforzi, anche ricorrendo alla saggezza popolare di “chiodo, scaccia chiodo” invece che affievolirsi l’insieme di suoni e immagini, accumulati nel percorso autostradale, continuava a saltellare e come spiritello importuno rimbalzava incessante dal pavimento alla parete e viceversa.

Afferrato che non sarei riuscita nel mio intento di rimuovere il contenuto snervante di una lunga e movimentata giornata, mi sono chiesta il perché ero subissata da queste immagini e una strana sensazione aleggiava nell’aria pilotando la mia attenzione da un raccoglimento interiore a una riflessione cosciente. Nessuna risposta mi è sovvenuta, così ho abbandonato la mia aspirazione meditativa pro sonno beato e mi sono predisposta, senza riserve, ad accogliere l’intrusione percettiva. A  occhi  chiusi, respirando con cadenze lente e regolari, immobile ho lasciato che il frullio contorto che aleggiava sgorgasse libero e diventasse un messaggio rischiaratore delle mie perplessità.

All’inizio avvertivo solo un fastidio, poi, aspettando, la risposta è stata lampante.

Tutto quello scorrere di sagome informi fra rombi e luccichii metallici, apparentemente senza nessuna incidenza in realtà si era impresso con forza nel mio occhio e trasferito con il suo bagaglio nella memoria intuitiva senza una precisa volontà.  Semplicemente mentre mi sfrecciavano a destra e sinistra, mi ero posta il problema chi fossero tutti quegli esseri umani che non riuscivo a vedere, perché si trovavano in quel preciso momento li, quali pensieri li agitavano, che progetti, speranze macinavano, erano felici, oppressi, innamorati, delusi, in cerca di lavoro, in gita, in fuga, giovani, onesti, ladri, spacciatori, filosofi, soli o accompagnati ecc. Ponendomi tante domande involontariamente li avevo risucchiati nel mio inconscio immaginario, resi tangibili per poterne decifrarne l’aspetto, carpire l’umore, sofferenze, delusioni, sospiri, brame, rimuginii elucubrativi, oserei dire cercato con ogni mezzo di stabilire un contatto telepatico per meglio individuare sentimenti e azioni che li accomunasse con il mio snocciolare frettoloso su quel grigio asfalto.

Mi succede spesso, anzi comunemente, di lasciarmi trasportare dalla mia voglia di contatto umano e convertire un informe andirivieni in volti espressivi, in storie, in persone che hanno sentimenti profondi, affinità e bisogno di analogia. L’idea di lasciarle semplici sagome sfumate dalla velocità è qualcosa che mi sconcerta e mi trasmette sensazioni di rifiuto del mio essere a rimanere indifferente, mi spinge a interagire con il circostante e il prossimo in modo attivo.  In genere aborrisco la fuggevolezza, mi appare uno sminuire il valore degli esseri umani ridurli zombi viaggianti, un modo sbrigativo per eliminare i richiami empatici di conoscenza reciproca che varcano le porte dell’ordinario per entrare in quegli spazi metafisici di globale comunanza. Mi è chiaro che posso sembrare assurda, assai bislacca e rasentare la follia allucinata, tuttavia è insito in me questo modo di compenetrare poiché fin da bambina mi piaceva stare in mezzo alla folla per scrutarla, cogliere le sfumature celate dietro l’apparenza ostentata in pubblico.

Per farla breve ho compreso che erano troppi i visi che avevo cercato di intercettare mnemonicamente e troppe le cose negative che avevo captato in quella fiumana sfrecciante sotto un caldo sole primaverile, non potevo smaltirli in un’oretta di meditazione, in più li avevo assimilati così profondamente da penetrate nei miei sensi più di quanto avessi potuto fare standoci in contatto diretto, scambiando con loro una frase di convenienza o un sorriso veloce. Alcuni visi pur essendo anonimi dal punto di vista di nome o residenza nella proiezione immaginifica mi erano apparsi familiari, certuni più di quelli di amici o parenti, quasi come se ci avessi vissuto condividendo esperienze, giorni belli e grigi, desideri sentimenti per cui non avevo incrociato sfumature viaggianti su un lucido nastro d’asfalto ma energie pure.  

 

La prossima volta che mi troverò sola sull’autostrada tuttavia eviterò di mettere in moto la mia fantasia, lascerò che quelle sagome scorrano informi senza pormi domande, tanto le risposte sono supposizioni e non certezze concrete, appagano l’innato bisogno di contatto spirituale con i miei simili qualunque sia la loro condizione ma disturbano l’oretta serale di meditazione “sgombra negatività” che mi permette sonni beati tra le braccia di morfeo.

 

Al momento ho esorcizzato il tutto con queste parole:

 

Scorre la vita

Sul  nero asfalto

Ammorbidito

Da incandescenti

Raggi  solari

Solchi profondi

Balenii gommosi

Chiazze  indefinite

Adombrano

Il lucido nastro

Spezzano il filo

Blocchi enormi

Rotolano grignando

Bolle  colorate

Sfrecciano lampando

Movimenti balzellano

Fiumi  scoppiettanti

Nebbie

 Piogge

 Arsure

Scandiscono tempi

Ribaltano visuali

Accorciano vite

Cartocciano figure

Funesti giostrai

Allentano

 Stringono

Lasciano

 Prendono

Anime sensibili

 Piccanti desideri

Cieli metafisici

Specchi aperti

Rullii

  Riflessi

Sarabande

Volti sfumati

Occhi assonnati

Gambe grevi

Mani nervose

Lembi di terra nera

Serpeggi coseni

Mete caduche

Note stridenti

Girandole  fallaci

Frenesie

 Ebbrezze

Marce massacranti

Contatti della vita

Fugaci

Rotti da bagliore

 Fragore

Lamiere  luccicanti

Incoscienze torte

 Ossessive carambole

Contatti

 Sfiorati

In velocità smodate 

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la foto in alto è del principe ge-gè

2010: Anno europeo contro la povertà

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I fatti di Rosarno  sono una assurda conseguenza di incuria delle istituzioni e della gente verso l’accoglienza e l’integrazione di persone che per vai motivi  approdano nel nostro paese. 1500 esseri umani non passano inosservati in una grande città, figurarsi in un  paese piccolo, è impossibile che non si sapesse dove e come vivevano, ci è voluta la solita violenza a farli uscire dall’oscurità, portarli alla ribalta e  far intervenire l’autorità. E come poi? Sanando il problema dello sfruttamento ignobile di esseri umani nella manovalanza  da parte di gente senza scrupoli? Macchè, una utopia di chi considera che tutti gli uomini debbano godere di pari dignità senza distinzione di provenienza e colore! Trasferendoli d’urgenza come pacchi dal contenuto scottante, senza domande, dimenticando che quelli non erano involucri inerti ma  esseri umani e forse, non era stato il caso a guidarli li.  Forse un tam tam di voci aveva indirizzato le speranze e i sogni verso quel  paese, credevano li  avrebbe accolti e offerto opportunità di sopravvivenza,  seppure a condizioni  miserevoli  ma pur sempre migliori di quelle che avevano abbandonato rischiando la vita.  Forse avevano fondate speranze di lavoro,  forse un miraggio alitato dal vento li aveva sospinti e convinti che in quel luogo esisteva la probabilità  di rifarsi una vita decorosa, potevano finalmente aspirare  a costruire un futuro libero e democratico,  diverso da quello  del paese d’origine. Nessuno li ha avvertiti che le loro  speranze sarebbero durate    quel tanto che faceva comodo, quel tanto che chissà  chi decideva di stroncarle, senza spiegare il perché o magari l’ha spiegato ben bene ma tutti fanno finta di non saperlo.

 

La comunità europea ha designato il 2010 anno europeo di lotta alla povertà e all’esclusione sociale dettando linee guida precise

riconoscere il diritto fondamentale delle persone di vivere e di far parte a pieno titolo della società.

aumentare la partecipazione pubblica alle politiche e alle azioni sottolineando la responsabilità collettiva e individuale nella lotta alla povertà e all’esclusione sociale

promuovere una società più coesa, sensibilizzando i cittadini sui vantaggi offerti a tutti da una società che consente l’equità distributiva e nella quale nessuno è emarginato.

 Nel leggere le linee guida  e pensando a ROSARNO e all’andazzo generale che regna nel comportamento di gran parte della società  mi viene da ridere. Dubito che cambierà qualcosa. Rimarrà il solito anno, con i soliti, e forse più, poveri, emarginati, esclusi. L’anno della lotta alla  violenza sulle donne, in tanti anni che si celebra,  ha fatto forse  cambiare il comportamento singolo e collettivo?  Nemmeno  nei sogni più arditi! L’anno 2010  passerà  come passa la gente :

 

La gente va 

La   gente viene

Ghinda e lustra

Oscura la vista

Spiffera bislacca

Batte la grancassa

Cavilla da padrona

S’appropria e protesta

Scarica pesi

A  fratelli distesi

Espropria equità

Informa  a metà

Politica infausta

Manovra la piazza

La gente va

La  gente viene

Stracolma di vanità  

Aggredisce esaltata

Travolge con ferocia

Ingoia ogni cosa

S’accaparra la vista

Un posto in lista

Artiglia  celebrità

Scarica fastelli

A fratelli inermi

Smerciandoli  per perle

D’eroica bontà

Donati per umanità

A fratelli rapinati

Di  diritti negoziati

La gente va

La  gente viene

Con passi pesanti

Con passi leggeri

Innalza i valori

Spara convinzioni

Laser anali

Veleni tropicali

Infila   sipari  

Zanna lumando

Fantocci  cerini

Uncinati a sedili

Fuscelli morali

D’Oneri universali

La gente va

La  gente viene

Meschina e infingarda

Calpesta la misura

Blatera e strombazza

Si gonfia a dismisura

Cambia natura

Raspa la  gloria

Spazza la vista

Del fratello che muore

Rosolato sul prato

Per viltà immolato

La gente va

La gente viene

Fosca e crapulona

Stolta e assorta

Epica e cialtrona

Calda e ghiaccia

Guarda e oltrepassa

Passa e ripassa

Spia la finestra

Latra canina

Vanta  merito

Tramanda ragione

Procede e retrocede

Traina bagagli

Forzieri  d’arroganze

Carabattole stipate

D’ orrori allucinati

Polveri nasali

Sudari tombali

Incurante dei fratelli

Umiliati da tiranni

Fossati con inganni

La gente va

La gente viene

Garbata e screanzata

Vacua e operosa

Gocciola secchi

Sudori d’ ozi e sfizi

Indifferente al fratello

Carico di basto

Giogato da bisogno

Che  passa e ripassa

Finché stramazza

  e.r. 2004 

 

 La foto in alto è un mercato di calze vecchie.  In vita mia non avevo mai visto tante calze vecchie e non sapevo che c’è gente che si reca al mercato a comprare calze  logore e da rattoppare. HO ancora l’immagine stampata nel cuore, oltre lo stupore mi ha lasciato una sensazione amara e triste. E’ stata  una dura lezione, da allora prima di buttare una cosa penso a chi può essere utile.